Vite a rischio

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Quando vivi vicino ad una centrale nucleare lo sai, devi saperlo, che la tua vita, quella della tua famiglia, dei tuoi amici, può essere contaminata in qualsiasi momento da un disastro che travalica il tempo e la dimensione umana. Eppure non si è mai abbastanza preparati alla pioggia radioattiva che martella le esistenze nel raggio di chilometri e chilometri, costringendo la vita alla fuga. Devi metterlo in conto quando programmi la tua vita, quando decidi che quel lembo di terra sarà il tuo futuro, tuo, dei tuoi figli e dopo di loro dei tuoi nipoti. Non era preparato un uomo di 102 anni, residente nella cittadina di Iitate, distante 40 chilometri dall’impianto di Fukushima. Al pensiero di lasciare la sua abitazione, dopo l’annuncio delle autorità di ampliare l’area di evacuazione, l’anziano ha preferito togliersi la vita. Una vita interrotta che non vale poi tanto oggi in Giappone. I primi indennizzi disposti dalla Tepco, gestore dell’impianto di Fukushima, ammontano ad un totale di 50 miliardi di yen, 420 milioni di euro. Una cifra ridicola se paragonata al disastro umano e ambientale. Andranno alle 48mila famiglie che vivevano nel raggio di 30 km dal reattore. 38 mila nuclei familiari sradicati dalle loro case che riceveranno un milione di yen, ovvero 8.200 euro a testa di rimborso. I conti, insomma, non tornano. Intanto, oltre all’impossibilità di prevedere i terremoti, e la loro portata soprattutto, crollano altri miti sulla sicurezza del nucleare. E’ davvero così improbabile, come dicono, che si verifichi un incidente nucleare di un livello così alto? Quanti anni avevate all’epoca di Chernobyl? Negli ultimi 25 anni ne sono verificati già due del 7° livello, 1 del sesto, 3 del quarto e soltanto il cielo sa quanti dei livelli più bassi.

D. V.

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