OGM

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Riforma in Europa per gli OGM,
 l’UE li ammette ma ogni stato può dire no. Cosa comporta tutto questo? Molto più di quanto potrebbe apparire a prima vista. Gli ambientalisti, in particolare, denunciano le maggiori pressioni che le multinazionali come la Monsanto e Syngenta saranno in grado di esercitare sui singoli stati e il pericolo che le stesse sfruttino cavilli giuridici per impugnare i divieti delle singole nazioni presso l’Organizzazione mondiale del commercio. Per quanto riguarda le importazioni, cambia poco: si continueranno a importare prodotti OGM in UE come di consueto.  In estrema sintesi la decisione se procedere a coltivazioni OGM spetterà ai singoli stati, che potranno decidere di vietarle (o di accettarle) in maniera unilaterale. Più potere ai singoli stati quindi, come voluto dalla commissione Juncker anche se, va detto, tutto ha avuto inizio con la commissione Barroso (nel semestre a guida Italia non si è deciso nulla). Ad ogni modo, le insidie non mancano. Da un lato la precedente situazione andava senz’altro riformata. Per citare un esempio famoso, dopo l’okay dell’Autorità Europea per la sicurezza alimentare, il Consiglio dei ministri poteva bloccare una coltivazione solo con i due terzi dei voti e, nel caso del mais modificato Pioneer, il tutto è passato pur con 19 stati contrari su 28. Al momento l’unica coltivazione OGM in Europa è quella del mais MON810 dell’odiatissima Monsanto, coltivato soprattutto in Spagna, in Portogallo e in misura estremamente minore in alcuni paesi dell’est Europa. Cosa cambia con la riforma degli OGM in Europa? Adesso ogni singolo stato potrà decidere di bandire la coltivazione degli OGM con divieto formale, con provvedimento che dopo l’analisi della Commissione potrà essere confermato al di là del parere della stessa. Maggiore potere agli stati quindi, ma come sottolinea il francese José Bové, la riforma genera una frantumazione della volontà indebolendo il fronte del no, in quanto l’unico risultato sarà rendere i singoli governi più esposti alle pressioni fortissime delle multinazionali favorendo l’introduzione di colture transgeniche. Monsanto potrà utilizzare le ambiguità giuridiche per attaccare i divieti nazionali davanti all’Organizzazione mondiale del Commercio. Insomma, i problemi non sono pochi, e purtroppo l’Unione Europea non ha brillato per trasparenza nelle politiche sugli OGM (dietro le quali vi è sempre l’ombra di potentissime multinazionali: fattore da tenere bene a mente). Come ha ricordato l’europarlamentare Katerina Konečná il problema è che l’impatto sulla salute non è oggetto di una discussione pubblica e gli studi esistenti sono in gran parte finanziati dalle lobby pro Ogm, senza dimenticare che sul tema scandali e conflitti di interessi sono ben presenti in UE, basti pensare a quando Bové denunciò l’allora presidente dell’EFSA, cioè l’Autorità Europea per la sicurezza alimentare, Diana Bànati, in quanto ex membro della direzione dell’International Life Science Institute, grande lobby delle multinazionali agricole e non solo (Monsanto inclusa). Che dire: coltivare OGM costerà di più in salute, serviranno più insetticidi, antiparassitari, più concimi carichi di nitrati e molta più acqua il che è tutto dire. Ma perchè preoccuparsi queste multinazionali non sono poi le stesse che producono 85% dei farmaci mondiali? Prima la malattia e poi la cura no?