Garbate patch

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Un altro anno se ne va amici del GVA ma molti problemi rimangono. Oggi, come ogni fine anno vi riproponiamo questo scritto perchè non vada dimenticato come tante altre cose brutte che fingiamo di non vedere e che si nascondono nell'oblio dei giorni.

Garbage Patch è un posto lontano. Se hai perso il lavoro, se ti angosciano le notizie delle borse che crollano, del drammatico calo nell’acquisto di telefonini, automobili, sedie, gadgets elettronici, televisori, non preoccuparti. Ci penserà qualcun'altro. Lascia stare, trova un pensiero felice: i giorni di Natale, le vacanze, i regali. Trovalo, e vola verso un posto lontano dove le cose ti sembreranno diverse. Vola a Garbage Patch. Garbage Patch è un isola amici del GVA. Ma non si trova nelle carte geografiche. Eppure, se prendi la seconda stella a destra e poi vai dritto fino al mattino, la troverai. Sta in mezzo al Pacifico, proprio fra Guadalupe e il Giappone, a due passi dalle isole Hawaii. Non ti puoi sbagliare, perché - a parte la grande muraglia cinese - è l’unica cosa costruita dall'uomo sulla terra che può essere vista distintamente ad occhio nudo da un viaggiatore nello spazio. Garbage Patch è un’isola, non è un piccolo atollo in mezzo all’Oceano. E’un’immensa isola piena di colori e di odori, grande più di due volte il Texas, con un diametro di circa 2600 chilometri profonda 40 metri. E’ il settimo continente della Terra, che alcuni fingono di non conoscere e di cui molti non conoscono neppure l’esistenza. Garbage Patch è un’isola multicolore, ma non ci trovi nessuno. Le navi la evitano, i governi della terra fanno finta di non sapere che ci sia, nessuno ne parla. Eppure c’è: è un’isola galleggiante, una enorme massa di rifiuti che pesa più di 5 milioni di tonnellate, composto per l’80% da plastica. Garbage Patch è un’immensa zuppa di schifezze amici dell'ambiente. Navigandola non s’incontrano bimbi sperduti, ma di tanto in tanto oggetti costruiti dall’uomo: buste di plastica, contenitori di shampoo, palloni da pallavolo, impermeabili plastificati, tubi catodici di vecchi televisori, reti da pesca, bottiglie. I materiali di cui è composta non scompariranno mai, ma si frantumano nel tempo in pezzi sempre più piccoli, una poltiglia di veleno che viene ingerita dalla fauna marina, dai pesci e dagli uccelli, che poi muoiono costellando qua e là l’isola galleggiante delle loro carcasse imputridite. Garabage Patch è una melma creata spontaneamente dai venti leggeri e dalle lente correnti oceaniche circolari che accompagnano i naviganti del Pacifico, che formano una spirale che gli scienziati chiamano North Pacific subtropical High. Tutta questa plastica inizia con un percorso a terra, lungo fiumi e ruscelli, che poi sfocia nel mare aperto in un ammasso di plastica, che non scompare, ma diventa sempre più piccola. Milioni di tonnellate che il mare ha inghiottito ma mai ingerito.Questo enorme vortice ha iniziato dal 1950 a raccogliere e concentrare la spazzatura non biodegradabile di tutto il mondo proprio qui, all’Isola che c’è ma che tutti fanno finta di non conoscere. Garabage Patch è come un bimbo sperduto. Non è di nessuno, e nessuno vuole assumersi la responsabilità di fare qualcosa. E l’isola di spazzatura galleggiante cresce, giorno dopo giorno, anno dopo anno, uccidendo l’Oceano e modificando lentamente anche il corso delle correnti oceaniche, e probabilmente con il tempo anche il clima della Terra. Ogni tanto qualcosa riesce a scappare dal vortice della corrente, e si va a depositare su alcune spiagge delle Isole Hawaii o della California e bisogna intervenire per ripulirle, perche a volte si formano strati di spazzatura anche di 3 metri. Garbage Patch è un posto dove non arrivano i giornali, dove le tv non trasmettono notizie che parlano di interventi per il rilancio dei consumi, di incentivi all’acquisto di elettrodomestici, di automobili, di tutti quei sogni di plastica e metallo che affollano la nostra vita e che finiscono tutti, lentamente qui, trascinati dalla corrente, ignara, dell’Oceano. Garbage Patch è laggiù, ma forse è anche qui, a portata di mano. La costruiamo ogni giorno, a casa nostra amici del GVA, la coltiviamo come un male incurabile e come medici distratti fingiamo di non vedere, anzi la aiutiamo a crescere, preoccupati solo di guarire il mondo da un’influenza, dalla crisi economica. Un male che si espande con dolcezza, lambisce le coste, invade piano i continenti, le case e le città. La nostra vita.

Daniele V.

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