Bambini nel vento
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Al giorno d’oggi è facile osservare sempre più bambini sepolti vivi nell’asfalto delle grandi città, assordati e frastornati dal rombo dei motori delle auto, dallo squillare insistente dei cellulari e tenuti al guinzaglio per il timore del traffico. Di contro, è sempre più difficile trovare bambini che possano giocare liberamente nella natura, assaporare il vento, i profumi della primavera, dell’estate, dell’autunno e dell’inverno, riconoscerne i colori ed i suoni, osservare la brina che si posa sui campi e scoprire tutti i piccoli animali che vivono attorno a noi in armonia con l’ambiente. Questa lontananza forzata dalla natura crea, inoltre, un pericoloso circolo vizioso, soprattutto nei mesi freddi, le madri imbacuccano i loro bambini come se fossero piccoli astronauti in spedizione nello spazio e li strattonano velocemente dall’uscio di casa all’abitacolo dell’auto perché “fa troppo freddo per camminare fino a scuola”, “è troppo umido per soffermarsi in cortile”, “c’è troppo vento per fare una corsa al parco”, “c’è troppo fango per giocare nelle pozzanghere”. Eppure i nostri bambini sono fatti di vento, di pioggia, di neve, di acqua, di pozzanghere infangate, di giornate uggiose poiché sono frutto della natura e la possiedono dentro di sé. La vita all’aperto regala tanto, ma purtroppo non ce lo ricordiamo più. Un tempo mio nonno percorreva sei chilometri al giorno per recarsi a scuola, tre all’andata e tre al ritorno. A piedi! D’inverno nevicava e lui doveva percorrere i campi che lo separavano dall’edificio scolastico mentre le sue gambette affondavano nella neve fino al ginocchio. Non c’era sua madre ad accompagnarlo a scuola in auto perché un auto non l’avevano e, di certo, la mia bisnonna aveva altre faccende da sbrigare e riteneva che mio nonno fosse abbastanza forte ed abbastanza in gamba da raggiungere la sua aula da solo. In effetti forte lo era e lo è stato per tutta la vita. Ora io mi chiedo, perché tutta questa paura dell’aria aperta? Crescere non significa soltanto aggiungere centimetri alla propria struttura fisica, ma è soprattutto un processo mentale di ricerca di un proprio equilibrio interiore e di una propria identità personale. Per percorrere questo cammino ogni bambino ha bisogno di osservare attorno a sé Equilibrio e Bellezza che debbono essere ricercati in quella particolare autenticità che soltanto la natura può offrire. Per questo motivo io credo che più un bambino è messo in condizioni di osservare e vivere direttamente la natura, maggiore sarà la possibilità che il suo sviluppo fisico e psichico proceda in maniera positiva. Insegnare l’ecologia e il rispetto per l’ambiente in maniera semplice e divertente ai nostri figli è fondamentale per il futuro del nostro pianeta.
D. V.
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