ENI

12:31 Posted In Edit This 0 Comments »




Oggi amici voglio parlarvi della nostra compagnia petrolifera. L'ENI. Come tutti voi avrete avuto modo di vedere, sui vari canali TV questa multinazionale si sta proponendo all'attenzione degli Italiani con spot pubblicitari green dove la stessa è impegnata al rispetto dell'ambiente, del nostro futuro e della nostra qualità di vita in generale. Ma è tutto oro quello che luccica? Dopo la famosa marea nera causata dalla Bp e i tentativi europei di bloccare le trivellazioni nel mediterraneo, considerate troppo pericolose per i danni irreparabili che potrebbero verificarsi in seguito ad un incidente, l’attenzione torna a posarsi su quelle aree africane frammentate da pozzi di estrazione petrolifera, il cui inquinamento è spesso passato in serie B, chissà poi perché.  A ribaltare l’attenzione dell’opinione pubblica ci ha pensato un video che sta girando nel web, nel quale lo spot pubblicitario Eni viene messo a confronto con immagini che ritraggono le condizioni del Delta del Niger.  Il risultato del montaggio è forte, ha il suo impatto, anche un po’ inquietante, se lo consentite: gli impianti che negli anni avrebbero dovuto aspirare il greggio e incanalarlo negli appositi container hanno avuto qualche problema, evidentemente, dato che il paesaggio sembra essere stato dipinto con un nuovo, pesante colore: il nero. Sconcertanti  anche i dati riportati dal New York Times. Si calcola che negli ultimi cinquant'anni siano stati riversati nelle acque del Delta del Niger  circa 546milioni di galloni di petrolio (gallone=3,79 litri), secondo una stima del 2009.  Le controversie legate alle responsabilità delle  compagnie petrolifere, tra cui Shell e Eni, sono state affrontate anche dal programma di Milena Gabanelli (Report), oltre ad essere state oggetto di denunce e processi, quasi sempre evitati. Ma non è questa la sede per discutere sulla responsabilità di questi soggetti amici del GVA. Certo è che i territori in questione si ritrovano estremamente contaminati, le popolazioni che vi vivono sono costrette a servirsi di acqua e terreni inquinati. La vita in quei luoghi è al limite dell'accettabilità e se il popolo americano avrà un risarcimento per l’esplosione della Bp e avrà la garanzia che le coste del Golfo verranno ripulite, viene da chiedersi se la comunità nigeriana possa contare sullo stesso trattamento. Mentre l'ENI cerca di mostrare la faccia pulita agli Italiani, da altre parti, sotto la stessa egidia si muore. L’onda green avanza, ma forse non arriva proprio nel profondo di tutte le società. Ciò che sappiamo è che mentre Eni trasmette in tv una pubblicità piacevole, che punta sul rispetto e l’internazionalizzazione,  sul web spopola il video con le immagini del Delta del Niger accostate ai propositi dichiarati da Eni e, credetemi, il contrasto è stridente!

“Il Delta del Niger è un nitido esempio di come un governo venga meno agli obblighi nei confronti dei propri cittadini e della totale mancanza di responsabilità di quasi tutte le compagnie multinazionali presenti in Nigeria per l’impatto delle loro attività sui diritti umani”
 Audrey Gaughran, responsabile di Amnesty International.

    D.V.

Delta del Niger

12:08 Posted In Edit This 0 Comments »


Non c'è pace per il Niger, non bastavano le perdite degli impianti petroliferi lungo tutto il Paese che, finendo nei corsi d’acqua, arrivavano fino al delta del Niger. L’ultimo disastro petrolifero è partito direttamente dal mare aperto e, come una calamita, è stato attirato nuovamente dalla foce di uno dei principali fiumi dell’Africa. Il disastro è avvenuto pochi giorni fa quando circa 40 mila barili di petrolio greggio, fuoriusciti da una nave, sono stati scaricati in mare. L’incidente è avvenuto al largo delle coste nigeriane, più precisamente nel Golfo della Guinea, il 20 dicembre scorso. Una “Floating production storage and offtake vessel”, in pratica una piattaforma galleggiante di stoccaggio del carburante, stava scaricando il suo contenuto su una petroliera quando un malfunzionamento ha fatto riversare in mare milioni di litri di oro nero. La piattaforma è di proprietà, tanto per cambiare, della Shell che già con le sue perforazioni sta distruggendo l’intera area ammorbando con il petrolio l’intero delta del Niger come abbiamo già dimostrato altre volte. L'altra società petrolifera presente massicciamente in quella "terrificante" zona è la nostra compagnia di bandiera, l'ENI, "accusata pesantemente da centinaia di associazioni ambientaliste" Secondo i dati forniti dall’associazione ambientalista Environmental Rights Action, almeno fino al momento in cui la perdita è stata ufficialmente arrestata, sono stati 40 mila i barili di petrolio sversati in acqua, ma come giustamente affermano gli ambientalisti, è la Shell ad affermare che il buco è stato chiuso, dunque non c’è da fidarsi completamente di questa notizia. Come non c’è da stare certi che l’azione di 5 navi abbia già disperso la macchia, come dichiarato dalla stessa compagnia petrolifera. I dati dell’associazione inoltre sono stati confermati dalle immagini satellitari che mostrano una macchia nera di 70 km di lunghezza ed un’estensione di 973 chilometri quadrati. Un disastro che mette in ginocchio ulteriormente, come se ce ne fosse bisogno, l’economia dell’area che è basata per gran parte sulla pesca. Un disastro ambientale che non ha uguali in nessun'altra parte del pianeta e come dicevamo sembra che l'ENI ci sia dentro fino al collo.

D.V.

Differenziata

10:23 Posted In Edit This 0 Comments »
Tra i mille possibili modi di come sensibilizzare adulti e bambini alla raccolta differenziata, un'’idea originale e interessante è venuta ad una giovanissima della giunta Tartaglione di Marcianise (Caserta): regalare buoni sconto da 5 euro per ogni 5 kg di rifiuti differenziati e riciclati. Come? Attraverso l’ecopunto della Befana ecologica. L’idea della Befana ecologica è venuta al giovane assessore all’Ambiente del comune di Marcianise, in provincia di Caserta, Maria Teresa Vitale. L’iniziativa green approvata dal sindaco Antonio Tartaglione ha un obiettivo ben preciso: sensibilizzare grandi e piccini alla raccolta differenziata dai rifiuti. La Befana ecologica è stata promossa in collaborazione con il gruppo Carrefour di Marcianise che offrirà a tutti i cittadini virtuosi 5 euro di buoni sconto da utilizzare presso il negozio sito all’interno del Centro commerciale Campania, a fronte di una spesa di 40 euro e per 5 kg di rifiuti riciclati.  L’iniziativa si svolgerà dal 2 al 5 gennaio dalle ore 9 alle ore 13. Ogni cittadino potrà riciclare e differenziare i suoi rifiuti utilizzando l’ecopunto di raccolta in Viale della Pace e, per ogni 5 kg di rifiuti consegnati, pesati e divisi per tipologia: carta, cartone, plastica, vetro e tessili, riceverà un buono di 5 euro, a fronte di una spesa di 40 euro presso il centro Carrefour. Il buono sconto di 5 euro è valido per ogni tipologia di rifiuto raccolto e differenziato, quindi: chi più ricicla più viene pagato. Il progetto, come spiega l’assessore Vitale vuole essere solo l’apripista di un vasto programma di incentivo alla raccolta differenziata ed all’utilizzo dell’ecopunto. Insieme a Capitan Eco, analoga iniziativa studiata per i ragazzi, intendiamo veicolare un messaggio di sensibilizzazione ambientale in modo innovativo ed inusuale. Insomma, tutto fa brodo, l'importante è migliorarsi in questa lotta ai rifiuti.

D. V.

Cocaina

08:24 Posted In Edit This 0 Comments »



Oggi amici voglio porre alla vostra attenzione un fenomeno completamente nuovo di inquinamento che non mancherà di far discutere. Tracce di varie droghe rilevate dai ricercatori dell’Istituto sull'Inquinamento Atmosferico del CNR nel particolato a Roma e milano: è la prima volta che accade al mondo. Tracce di droghe nell’aria di Roma. Un gruppo di ricerca dell'Istituto sull'inquinamento atmosferico (Iia) del Consiglio Nazionale delle Ricerche, guidato dal dr. Angelo Cecinato, ha messo in evidenza, per la prima volta nel mondo, la presenza di cocaina nel particolato sospeso dell'atmosfera delle città. La ricerca si inquadra nel contesto più ampio della valutazione di composti tossici presenti nel materiale particolato ed è stata essenzialmente condotta in tre aree urbane italiane (Roma, Milano e Taranto) e ad Algeri. I risultati hanno evidenziato, oltre alla presenza di cocaina e di sostanze tossiche conosciute (come il benzopirene C20H12, un idrocarburo cancerogeno presente nel fumo di sigaretta, negli scarichi degli autoveicoli e nelle emissioni da combustione), quella di cannabinolo (il principale componente attivo di marijuana e hashish) e altre droghe, anche se meno dannose, come nicotina e caffeina. “Le concentrazioni più elevate di cocaina sono state riscontrate a Milano e nel centro di Roma, specialmente nell'area dell'Università La Sapienza, anche se”, precisa il dr. Cecinato dell’Iia-Cnr, “a causa del limitato numero di misure eseguite non si può dire con certezza che il quartiere universitario sia quello più inquinato da cocaina. Né possiamo affermare tout court che vi siano più diffusi il consumo e/o lo smercio di droghe: le cause di questa concentrazione sono tutte da indagare”. Mentre in gran parte del mondo ancora si muore di fame e di malattie che potrebbero essere debellate con kit da 10 dollari, nella opulenta Europa si consumano tonnellate di droghe. Anche questo fenomeno è indicatore di decadenza, decadenza di valori, di civiltà, di costume. Un inquinamento nuovo che non potrà che crescere visto l'andazzo, presto o tardi respireremo anche noi questa cocaina. Queste rilevazioni sono state effettuate attraverso le centraline che misurano le concentrazioni degli inquinanti, come le polveri sottili e vedono presenze anche di nicotina, cannabinoidi e caffeina. Trento per la cocaina ha concentrazioni di 0,040 nanogrammi (un milliardesimo di grammo) per m cubo d'aria, valori molto distanti dalle grandi citta', come Milano (0,462 ng per m3), Roma (0,140 ng per m3) e Bologna (0,104 ng per m3). Per i cannabinoidi sono stati rilevati a 0,175 ng per m3, valore piu' alto di Bologna (0,146 ng per m3). Per la caffeina ad esempio Venezia e' in coda, con 1,90 ng per m3, rispetto ai 36 ng per m3 di Milano e ai 40 ng per m3 di Bari. Per la nicotina Milano è a 78 ng per m3). Niente di cui stare allegri amici del GVA e siamo solo all'inizio.   

    D. V.

L'acqua, un bene di tutti

08:56 Posted In Edit This 0 Comments »





Parco giochi, una bella mattina di sole. Sono seduto  su una panchina, perso a girovagare nei miei pensieri. Un signore, un forestiero forse li per caso, sui 50 anni, un pò di più, un pò di meno. Polo blu e aria di chi ha tanto da dire , mi siede accanto. Come spesso accade in momenti particolari, in cui siamo tutti più buoni, tutti amici, tutti in confidenza, inizia a parlarmi. Parla, parla, parla. Dice che il mondo di  oggi non è come quello di quand’era giovane. Troppo benessere, poca voglia di soffrire, troppo di tutto. Troppi stranieri, Tutto uno schifo. E gli sprechi, poi...Si spreca su tutto, l’elettricità, la benzina. Si accalora, mentre guardo i suoi occhiali da sole all’ultima moda, soprattutto sulla questione della crisi idrica che ha colpito tutti, anche l'Italia. Mi dice che a volte, nel suo paese, l’acqua viene addirittura razionata, solo poche ore al giorno con tutti i disagi che la penuria provoca. Parla di abitudini sbagliate, di reti idriche colabrodo, di infrastrutture da terzo mondo. Ad esempio, mi dice, si “perdono” in media oltre 15 mila metri cubi a km di acqua in un anno; in pratica, circa il 40 % dell’acqua viene disperso, con picchi del 70% nella zona di Torino e Bari. Aggiunge che ci sono 50 mila km di acquedotti da rifare, mentre gli investimenti delle società dell’acqua sono di appena 700 milioni di euro l’anno. Uno sfascio. Efficienza, ci vuole. Dice: Bisognerebbe dare tutto ai privati, allora si che le cose andrebbero a posto. Io, che me ne sono stato quasi sempre in silenzio ad ascoltare, gli faccio notare che molte società di gestione dell’acqua oggi sono di privati, e che nel 1990,  quando gli acquedotti erano pubblici  si investivano circa 2,3 miliardi di euro. Come se non avesse sentito, continua a ripetere che è uno schifo, che questi che vogliono l'acqua pubblica bisognerebbe zittirli..... mi dice che ha sete. Si alza e si avvicina alla fontanella, apre. L’acqua scroscia, e lui si rimette seduto. Al mio sguardo interrogativo, replica dicendo: “Aspetto un attimo che si rinfreschi”. Riprende a parlare, per diversi minuti. L’acqua scorre, debordando sul prato. A quel punto, un uomo lo chiama urlando: “Renato! Renato! Vieni che ti offro una birra. Bella fresca!  ”Il signor Renato si alza (senza salutare) e se ne va. L’acqua continua a scorrere. Mi alzo, guardo la fontanella zampillare, la chiudo e non faccio a meno di pensare che ognuno di noi deve fare la sua parte. Non siamo soli. Da qualche parte, in questo immenso mondo qualcuno, proprio in questo istante, sta morendo perchè  non ha un sorso d'acqua. Me ne torno a casa pensando che forse in questa fetta di grasso mondo dove possediamo tutto, qualche cosa ancora ci manca.........................

D. V.

Alberi e longevità

01:03 Posted In Edit This 0 Comments »




Quello che potete ammirare in foto amici miei è l'albero più vetusto del pianeta, la sua età è stimata in 4800 anni, si amici dell'ambiente avete letto bene, 4800 anni ed è ancora vivo nonostante l'apparenza. Questo gigante era una tenera pianticella ancora prima chi i Faraoni d'Egitto costruissero le loro piramidi. Che dire...........

Di norma gli uomini più longevi risultano coloro che hanno vissuto una vita regolare, senza stenti e, dove è stato possibile, seguendo un'alimentazione sana e genuina. Ora un’interessante ricerca tutta italiana ha scoperto che gli alberi più sono vecchi e grandi, più hanno vissuto in ambienti e condizioni difficili. L’importanza degli alberi nell’ecosistema e nell’equilibrio della natura è ormai nota da tempo, anche i bambini che da alcuni anni festeggiano la Giornata nazionale dell’albero stanno imparando ad apprezzare questi giganti buoni. Eppure la ricerca guidata dai  professori Gianluca Piovesan dell’Università della Tuscia e Alfredo Di Filippo, dal climatologo Maurizio Maugeri dell’Università di Milano, e da altri ricercatori; ha portato a nuove scoperte nel settore. Si è potuto dimostrare che gli alberi più vecchi continuano a crescere, ad ingrossare la loro chioma, ad alzare il loro tronco, ad allungare le loro radici, non subiscono come gli uomini una maturità ma anzi, più vivono in condizioni svantaggiate e più sono longevi e sani. Come a voler dire che nelle foreste gli esemplari di alberi più giovani e con la crescita più facile, sono quelli che avranno una vita più breve. La crescita e la longevità degli alberi sono difatti inversamente proporzionate al fattore ambientale e alla temperatura. La ricerca ha preso in esame delle faggete distribuite lungo le Alpi e lungo la dorsale appenninica. I faggi più longevi che vivono sule Alpi hanno circa 400 anni, mentre quelli che hanno il loro habitat sugli Appennini ne hanno circa 500, la loro età aumenta laddove le condizioni climatiche sono più dure e dove l’altitudine è maggiore, e quindi l’inverno più freddo. Come spiega il professor Piovesan, con l’aumento della temperatura terrestre si rischia di far scomparire anche gli alberi ultracentenari delle nostre foreste. Se ci riferiamo ai cambiamenti climatici degli ultimi decenni, l’impatto ha sfaccettature diverse. Infatti sulle Alpi il riscaldamento sta producendo una accelerazione di crescita che si tradurrà in una minore longevità. Sull’Appennino invece, dove piove meno che sulle Alpi, entrano in gioco anche gli stress idrici che potrebbero portare a una morte più precoce degli alberi vetusti. Auguriamoci che chi ha nelle mani le sorti del pianeta sappia ancora emozionarsi di fronte ad un vecchio, meraviglioso albero.

D. V.

AUGURI

06:55 Edit This 0 Comments »

Auguri di Buon Natale e felice anno nuovo

La talpa

10:39 Posted In Edit This 0 Comments »

Oggi amici miei vi voglio parlare di un piccolo roditore che grazie alla sua vita alquanto "appartata" è molto, molto difficile osservare. La talpa. Si conosce ancora poco di questo nostro vicino di casa nonostante in tutti questi anni in molti hanno cercato di carpirne i segreti. Solo da poco si è scoperto che la talpa scavando le sue gallerie muove le sue poderose zampe come un nuotatore. Si amici del GVA, la talpa nuota. Nuota letteralmente nella terra con un movimento guale a quello di un nuotatore che usa lo stile a "rana". La piccola coda è sempre ritta in continuo contatto con il soffitto delle sue gallerie pronta a rilevare la più piccola vibrazione causata da lombrichi o larve. La talpa è un predatore specializzato nella cattura dei lombrichi. A tal fine essa scava lunghi cunicoli (gallerie di alimentazione) che fungono da vere e proprie trappole a caduta. Questa tecnica le consente di crearsi un'ingente scorta di lombrichi, il consumo giornaliero di vermi è pari a circa al suo peso corporeo. La talpa europea non conosce un periodo invernale di letargo o di torpore, essendo perennemente in movimento (ad ogni ora del giorno e della notte) abbisogna di una alimentazione continua. Le caratteristiche montagnole" di terriccio che ne segnalano la presenza servono principalmente da torri eoliche che catturano anche la più leggera brezza, indispensabile per l'areazione delle sue gallerie. La talpa è un animale profondamente solitario; sia i maschi che le femmine manifestano infatti uno spiccato comportamento territoriale. Si "tollerano" solo durante gli accoppiamenti e lo svezzamento dei piccoli. La stagione della riproduzione cade tra la fine dell'inverno e l'inizio dell'estate ed è solitamente breve. La gestazione si protrae per un mese e conduce alla nascita di 4-5 piccoli, partoriti in un apposito nido. Ma la scoperta più senzazionale amici del GVA è che sembra che le talpe non sviluppino tumori! I topi ed i roditori generalmente vivono pochi anni e tra le principali cause di morte, oltre ai predatori, c’è il cancro (90%). La talpa arriva a vivere fino a 28 anni. Una delle cause di questa longevità è dovuta allo stile di vita molto più sicuro che conduce nel sottosuolo dove sono pochi i predatori, oltre al sorprendente fatto che la talpa sembra essere immune al cancro. “in questi animali non è mai stato osservato lo sviluppo spontaneo di neoplasmi”, questo è quanto afferma la Dottoressa Gorbunova dell’ Università di Rochester in un articolo pubblicato dal New York Times. La Gorbunova avrebbe infatti iniziato a scoprire la base genetica di questa straordinaria immunità. Il gene P27. Le cellule della talpa hanno un doppio sistema che inibisce la regolare proliferazione cellulare, gli esseri umani ne hanno uno solo. Le cellule umane cresciute in laboratorio, quando vengono a contatto le une con le altre, si uniscono a formare un livello e smettono di duplicarsi. Le cellule cancerose, invece, continuano a riprodursi formando strati su strati. Alla base di questa inibizione, sia per gli esseri umani che per le talpe e i ratti in generale, ci sarebbe il gene p27. Le talpe sembrano avere un altro gene responsabile di questa inibizione ed utilizzerebbero il gene p27 solo come un backup. Il gene p16-ink4a. Quando le cellule di talpa cresciute in laboratorio vengono a contatto con poche altre cellule la loro riproduzione viene già bloccata. Questa inibizione precoce è mediata dal gene p16-ink4a che è presente anche negli esseri umani ma non ha effetti sulla replicazione cellulare.

D.V.

Pneumatici

11:34 Posted In Edit This 0 Comments »

Arriva l'inverno ed ecco l'ennesima ordinanza che obbliga all'uso delle catene o in alternativa le gomme da neve. Quattro gomme nuove sono una bella spesa, devo ammetterlo, però guardo al futuro. Le mie gomme sono già vecchiotte, le cambio e passo l'inverno tranquillo, poi in primavera ci penserò. Fatto. Ora sono a posto con le mie quattro belle gomme nuove e le vecchie?

Centomila tonnellate di pneumatici fuori uso, una quantità certamente non risibile, spariscono nel nulla ogni anno. La colpa non è del mago Silvan amici del GVA, qui la magia non centra nulla, sono fatti ben più terreni. Più che sparire nel nulla questi pneumatici rotolano e rotolando vanno a finire, guarda tu il caso, il qualche campo o in qualche roggia. Sembra che queste gomme ( ma queste sono notizie incontrollate) dopo aver percorso migliaia di chilometri, non riescano più a fermarsi e nottetempo abbandonano i depositi e se vanno in giro da sole a formare piccole discariche. Stupefacente amici del GVA, chi l'avrebbe mai detto. Questi sono gli sconfortanti dati raccolti nel dossier realizzato da Legambiente con la collaborazione di Ecopneus. In Italia, stando al rapporto, sono state individuate, a partire dal 2007, 1.049 discariche illegali estese su un territorio complessivo di oltre sei milioni di metri quadrati. Sul banco degli imputati, per quanto riguarda i grandi traffici, la criminalità organizzata, tanto che la concentrazione maggiore (il 63%) di siti di smaltimento abusivi si localizza, non a caso, in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. Complici, ammettiamolo, anche i nostri lumbard che si fanno allettare da risparmi consistenti per smaltimenti in "nero". Comunque la maglia nera va alla Puglia, che ha all’attivo 230 siti di PFU, quasi il 22% del totale nazionale. Seguono la Calabria con 159 siti, la Sicilia con 141, e la Campania a quota 131. Al Centro è la Regione Lazio ad avere la peggio con ben 77 siti, mentre al Nord il triste primato è del Piemonte con 37 sequestri di discariche abusive di PFU. Non mancano illegalità al di fuori delle ecomafie perpetrate da piccoli operatori quali gommisti, officine, trasportatori, che creano piccole discariche per risparmiare sui costi di smaltimento. Altri dati che emergono dal dossier riguardano le perdite economiche dello Stato, quantificate, per questa tipologia di rifiuti, in 743,2 milioni di euro l’anno. Questi soldi sono a carico dei contribuenti come i costi di bonifica delle discariche abusive amici del GVA. Il danno economico complessivo (dell'ultimo triennio) si attesta ad oltre 2 miliardi di euro, con forti ripercussioni sia sulle casse dello Stato che sugli operatori del settore che lavorano nella legalità. Senza contare i danni al paesaggio ed i gravi rischi per l’ambiente, specie in caso di incendio. Per fortuna qualche cosa si sta muovendo: L’ambiente può tirare un sospiro di sollievo: nel 2012 si prevede che 47.997 tonnellate di pneumatici saranno ricostruiti e non finiranno in discarica. Il loro riciclo comporterà un risparmio di 45.544 tonnellate di materie prime, 114 milioni di litri di petrolio ed equivalenti, e 222 milioni di euro. Per la produzione di uno pneumatico per automobile occorrono circa 35 litri di petrolio, mentre per uno pneumatico industriale ne servono almeno 100 litri, se i pneumatici usati ma ancora integri nella struttura venissero ricostruiti, zero litri.

D. V.

Zanzara Tigre

07:55 Posted In Edit This 0 Comments »

La zanzara tigre.......
Nel mondo esistono circa 2500 specie di zanzare, una sessantina delle quali sono presenti in Italia. Tra di esse, l'ultima arrivata e la più nota, è senza dubbio la “zanzara tigre”, che gli esperti indicano con il nome scientifico di Aedes albopictus. La sua biologia è simile a quella delle altre specie di zanzare, con un ciclo di vita che si sviluppa attraverso gli stadi di uovo, larva, pupa e adulto. È piccola e nera, con alcune fasce bianche. È caratterizzata da una striscia bianca che la percorre in lunghezza dalla testa al torace. Anche le zampe nere presentano diverse bande bianche. La sua dentificazione certa resta però compito degli esperti.•Supera l’inverno allo stadio di uovo, che sopravvive anche se l’acqua è evaporata o eliminata. In primavera, entrate nuovamente a contatto con l’acqua, le uova si schiudono. In pochi giorni la zanzara tigre avvia il suo ciclo di vita: basta che ci siano ristagni anche minimi di acqua, come quelli di sottovasi, barattoli e altri contenitori abbandonati, alberi cavi, pieghe di teloni, bidoni degli orti, grondaie ostruite, sottoscala allagati. Le caditoie (tombini grigliati e bocche di lupo) sono i luoghi ideali per la proliferazione dell’insetto in città. Le sue origini: La zanzara tigre è originaria dell’Asia. Le prime segnalazioni della sua presenza in Italia si hanno a Genova, nel 1990. Da qui si è gradualmente propagata nel resto del Paese. Tutto ebbe inizio nel 1970, quando un carico di pneumatici esausti giunse in Texas dall’Estremo Oriente. Il carico fu poi inviato ad altre destinazioni, tra cui appunto Genova. Le femmine nel Paese di origine avevano deposto nelle cavità degli pneumatici le uova che, resistenti al secco e al freddo, giunsero a destinazione ancora vitali: la pioggia fece il resto, creando condizioni ambientali idonee alla loro schiusura. Un evento che ci rimarrà nella mente amici dell'ambiente tanto è il disagio che questi insetti sanno procurarci. Infatti queste zanzare sono attive giorno e notte e le loro punture risultano ai più fastidiose e dolorose., Il mondo sta cambiando e non in meglio, se non combatteremo tutti insieme queste "invasioni" di animali, insetti, uccelli, pesci non autoctoni, presto, troppo presto, la nostra natura cambierà e di sicuro noi con lei.

D. V.

Potature

08:53 Posted In Edit This 0 Comments »

Oggi amici del GVA parliamo di potatura.
L'Italia è il paese europeo (a giudicare dal paesaggio) dove si taglia e pota nella più totale disinvoltura. Il fai da te impera o peggio ancora ci si affida a praticoni. E il cattivo esempio è dato dagli enti pubblici. Un'indagine condotta su numerosi comuni della provincia di Brescia e Cremona, aveva certificato come la quasi totalità dei lavori di giardinaggio appaltati fosse stata concessa a ditte prive di qualifica professionale. I risultati si vedono: ovunque capitozzature indiscriminate, e tagli a macchina distruttivi. Una capitozzatura infatti richiede mezz'ora, contro le due o tre ore richieste da un taglio ragionato.Quanti clienti sono disposti a pagare di più per un taglio più corretto? Alla fine tutti pensano che più si pota e migliore è il lavoro, senza capire che invece è l'esatto contrario. Ciò che viene sempre ignorato, è che le piante rispondono alla potatura con getti forti e vigorosi, ma innaturali e squilibrati. Perchè, mentre una leggera potatura "naturale" (dovuta a insetti, malattie, morsi di animali, urti, vento) fa parte delle abitudini di ogni pianta, la potatura forte induce invece il vegetale ad avere più getti. Perché se un ramo è stato mangiato o danneggiato, ne verranno prodotti due o tre per meglio rispondere all'offesa. Inoltre la pianta capitozzata, con lo stesso apparato radicale che reggeva l'intera chioma, nutrirà solo pochi getti nuovi. Che saranno perciò vigorosissimi, e diventeranno, con tutta probabilità alti e lunghi, ma probabilmente non fioriferi o fruttiferi. Ma non finisce qui. Il sole, infatti, attraverso la fotoinibizione delle auxine (i più importanti ormoni di crescita vegetali), regola lunghezza e robustezza dei getti, facendoli crescere verso la luce, indiscriminatamente. Quando si osserva il paesaggio verde umanizzato, viene tristezza. E si ha voglia di credere a Masanobu Fukuoka, agronomo giapponese "naturale", quando sostiene che la crescita delle piante da seme, senza alcun intervento umano, è perfetta. Infatti ha constatato la ripetizione di angoli di crescita ripetitivi, e di altri splendidi accorgimenti, che permettono la massima intercettazione della luce. Dove l'uomo mette mano, ecco rami intrecciati, succhioni, scope, rami filati: che costringono a rimettere mano. Perché allora si pota? Per pochi motivi: Perché per esempio le piante innestate sono state tutte già "violentate", e richiedono una regolazione umana. Perché si vuole contenere uno sviluppo eccessivo (potatura verde). Per favorire la fioritura o la fruttificazione. Per fare riprendere vigore a piante vecchie e indebolite. Per ripulire da rami morti o irregolari. Per aggiustare gli squilibri derivanti da potature precedenti. Ci sono validi motivi per potare, sapendo come fare. Sempre però rispettando l'armonia e lo sviluppo della pianta. Mai, sicuramente, dando "una bella tosata". Basta guardarsi in giro per mettersi le mani nei capelli. La maggior parte delle piante d'alto fusto non richiederebbe mai potatura per l'intera vita, se si eccettua qualche periodico intervento di pulizia dal secco. Eppure qua e là è tutto un potare, e sguardi di disprezzo vengono dispensati a chi si sottrae all'annuale obbligo "condominiale". Un buon progettista di giardini dovrebbe prestare molta attenzione all'occupazione futura di spazio di un albero. Si potrebbero così prevenire molti espianti e potature dovuti all'esuberanza del verde. Piante di alto fusto come i Cedrus (atlantica e deodara), pini e abeti, ippocastani, tigli, aceri, acacie, non possono essere piantati in giardini di 80 mq. Eppure c'è ancora chi li mette nelle fioriere. Dopo, ovviamente, è tutto un tagliare ed espiantare. Chi progetta deve prevedere i diametri di crescita finale delle chiome, e se non c'è spazio deve convincere il cliente a rinunciare a qualche pianta. Il buon progetto si vede negli anni, e non in trenta giorni. Per oggi ci fermiamo qui amici dell'ambiente ma ritorneremo su questo "IMPORTANTE" tema che è la potatura.

Daniele

Traffici illegali

03:27 Posted In Edit This 0 Comments »

Brutte notizie per i trafficanti di animali esotici o almeno questo è quello che ci si attende nei prossimi mesi. La guardia di finanza ha deciso di potenziarsi contro questa "branca" di illegalità diffusa e ci aguriamo che se colti sul fatto questi personaggi vengano colpiti aspramente. Come d'altronde si meritano. Capita sempre più spesso infatti che di ritorno da un viaggio all’estero molti europei, tra cui molti italiani, si auto inviino animali esotici o oggetti illegali dai paesi del Sudamerica o dell’Est asiatico, per evitare i controlli doganali. Una deplorevole prassi che solamente negli ultimi anni a portato in Italia animali, pesci e insetti che hanno, a volte, rapidamente stravolto il nostro modo di vivere all'aperto. I due casi più emblematici riguardano le Nutrie e le fastidiosissime zanzare Tigre. Ma le spedizioni clandestine contengono qualsiasi cosa: da braccialetti e collanine fatte con l’avorio a iguana, serpenti velenosi, tartarughe marine, pesci, uccelli etc..etc... Delle volte sono stati inviati anche dei piccoli coccodrilli, incredibile vero? Ma qui di incredibile c'è solo la nostra stupidità. Tutte queste specie non sono autorizzate a lasciare il loro paese e che, una volta arrivate in Italia, se scoperte, possono portare da una multa di 3 mila euro fino alla detenzione per traffico illecito e maltrattamento agli animali. Eccovi alcune cifre amici dell'ambiente: Un giro d’affari internazionale che vale più di 100 miliardi di euro all’anno e in cui l’Italia rappresenta uno dei più grandi mercati: il traffico di animali e piante rare non si ferma, anzi, secondo l’ultimo rapporto del servizio Cites del Corpo Forestale dello Stato, sarebbe addirittura in aumento. Sono stati più di 41.000 i controlli in Italia nel 2010, di cui 1.500 sul territorio nazionale e 39.000 in ambito doganale: sebbene in leggera diminuzione rispetto al 2009, hanno portato ad un incremento nei sequestri pari al 90% in più rispetto all’anno precedente. Ora una brutta notizia apparsa solo sporadicamente: "L'Interpol ha segnalato in questi giorni l'uccisione di due orsi bianchi in Siberia: sono stati due italiani"!!

D. V.

Terra promessa

01:43 Posted In Edit This 0 Comments »

La terra promessa.............
Il mondo è pieno di disfattisti, non c’è niente da fare. Gente che sparge ansia, panico, sfiducia e pessimismo. Siamo nel pieno di una crisi economica tra le peggiori che si ricordino, forse una vera e propria rottura del sentiero dello sviluppo e come se non bastasse c'è gente che rema contro. Proprio in questi momenti, il WWF pubblica il Living Planet Report, un documento che ogni due anni fornisce informazioni sullo stato di salute dei sistemi naturali del pianeta Terra, gli effetti causati dall’intervento antropico su di essi, e contiene anche il Living Planet Index (“indice del pianeta vivente”). Questa edizione del Rapporto parla di mondo in “Recessione ecologica”: dal 1970 a oggi si è perso il 30% di biodiversità. E l'umanità consuma un terzo in più di quanto questo possa la terra sia in grado di sostenere. Se va avanti così, dicono quei disfattisti del WWF, saranno guai seri, e la recente flessione dell'economia mondiale sembrerà un banale raffreddore, se confrontata con la difficile situazione di credito ecologico che si profila all'orizzonte. Secondo i calcoli del WWF, se le cose continuassero con questo andazzo, nel 2045 ci servirà un altro pianeta tutto intero per mantenere gli stessi stili di vita. Davvero c’è gente che si attacca a tutto pur di polemizzare: ma dov’è il problema? Se davvero nel 2035 servisse un'altra terra, e che ci vuole? Per quell’epoca, infatti, la brutta recessione sarà solo un ricordo, il mercato dei titoli derivati sarà rifiorito, ci saranno abbastanza soldi per comprarsi una bella terra nuova di zecca: ultimo modello, tutta accessoriata: con fiumi, laghi, mari, montagne e cieli. Senza inquinamento, senza desertificazione. Senza problemi, insomma. Certo, forse costerà un po’ cara, ma non importa: con un po’ di fantasia e di ottimismo tutto si può fare. E ognuno si potrà comprare la sua bella fonte di acqua pulita, il suo bel bosco con scoiattoli e passerotti, il suo mare limpido pieno di pesci, il suo pezzo di cielo senza fumi e veleni. Basta solo un po’ di spirito d’iniziativa e voglia di lavorare. Però, un problema, piccolissimo, c’è. Qualcuno dovrà decidersi di smetterla di fare il disfattista, rimboccarsi le maniche, metter su una bella fabbrica, e cominciare a produrre questo secondo pianeta, questa terra di riserva. Dicono che uno ci ha messo 7 giorni, tanto tempo fa, ma quello era un padreterno. A un imprenditore, anche se pieno di entusiasmo e di ottimismo, magari serve più tempo. Meglio preparasi, e in fretta. Clienti non gliene mancheranno di sicuro. E comunque nell’attesa, per sicurezza, è meglio tenersi cara la vecchia Terra, anche con i suoi acciacchi. Non tutte le ciambelle riescono con il buco, e non è detto che la copia riesca bene come l’originale.
D.V.

Caccia al lupo

08:26 Posted In Edit This 0 Comments »

Incredibile!
Succedono cose in questa Italia che lasciano addirittura sbalorditi amici dell'ambiente! Una di queste è la scorcentante richiesta di riapertura della caccia al Lupo. Si avete letto bene amici, caccia al Lupo. Questo animale, quasi estinto in Italia, è ora accusato di fare stragi di bestiame lungo la dorsale dell'appennino ravennate. Come se stessimo parlando delle sterminate foreste del Canada. In commissione europea è al vaglio in questi giorni una possibile rientroduzione di una legge che consentirebbe la caccia al lupo lungo l’Appennino ravennate. Il motivo? “gravi danni alle colture e all’allevamento”. Danni alle culture? Cavoli ma dovrebbero essere centinaia se non migliaia questi Lupi. Potrei capire dei bisonti che, entrando in un vigneto con la loro mole, potrebbero sradicare le viti, ma non dei Lupi. Come penso tutti voi, ho avuto modo di guardare decine di documentari sui Lupi, anche italiani, è faccio una fatica bestiale ad immaginarmeli in branchi mentre sterminano mandrie di mucche e capre sull'appennino ravennate. Ma d'altro canto qui siamo in Italia, qui tutto è possibile. per fortuna nel mezzo di questo "oscurantismo" una risposta ragionevole viene data dal commissario Janez Potocnik che consiglia a tutti gli Stati membri di nsiderare con attenzione tutte le soluzioni alternative disponibili prima di procedere a un possibile uso delle deroghe. Riferendosi alla direttiva Habitat sulla conservazione della biodiversità, la 92/43/CEE. Già l’europarlamentare Andrea Zanoni dell’IdV aveva preso posizione su una tale scelta, e come molti altri pieni di buon senso, aveva proposto di valutare con attenzione “tutte le soluzioni alternative disponibili al problema della depredazione del bestiame” Tra le quali ci sono: recinzioni elettrificate, cani da guardia, alloggiamenti notturni più sicuri per il bestiame, presenza di pastori nei pascoli etc..etc...

Ricordiamo che il lupo è a rischio estinzione e se vi sono ancora esemplari nei nostri Appennini è merito delle legge di tutela delle aree protette che vieta la caccia degli animali a rischio.

D.V.

Acqua per vivere

11:09 Posted In Edit This 0 Comments »

Ritorniamo sull'acqua amici lettori, l'utima frontiera............

Come ieri anche oggi vogliamo farci indiretti portavoce di un messaggio un po’ pesante amici dell'ambiente, difficile da mandar giù: che noi ci si riesca a credere oppure no, in questo istante c’è un bambino che sta morendo perché dalle sue parti non c’è acqua pulita da bere. Così accadrà, ancora, tra venti secondi. Un ottavo della popolazione mondiale oggi non ha accesso a risorse idriche potabili, sicure, non contaminate. A pagarne lo scotto sono soprattutto i bambini sotto i cinque anni: secondo le stime Oms, nel 2010 sarebbero morti circa 1,6 milioni di bambini. Il report sottolinea che nei Paesi in via di sviluppo la popolazione delle città continua a crescere molto rapidamente e che se va avanti a questo ritmo serviranno moltissimi investimenti solo per mantenere la percentuale attuale di persone che hanno accesso all'acqua potabile e servizi igienici adeguati. E' una tragedia che il mondo non riesca a raggiungere i target prefissati - ha detto Anders Nordström, Acting Director-General dell'Oms -. Acqua potabile e servizi sanitari di base sono ovviamente così essenziali per la salute che rischiano di essere considerati dovuti". E ha continuato: "Gli sforzi per prevenire la morte da diarrea e da altre malattie sono destinati a fallire a meno che le persone non abbiano acqua e igiene adeguata. Paradossalmente dobbiamo lottare per iberare le donne dal gravoso compito quotidiano del trasporto dell'acqua solo così potremo consentire alla comunità di irrigare gli orti, favorendo la produzione agricola e migliorando l'alimentazione." Ora concittadini Annicchesi, proprio qui, in questa Italia dove di acqua non si muore, almeno per il momento, piccoli uomini stanno discutendo cosa fare di questo bene prezioso! Sotto lo stesso cielo dove milioni di bambini muoiono per mancanza di acqua qui da noi si discute se questo "bene" deve arricchire solo qualcuno o rimanga un bene di tutti! La vita altrui conta poco o nulla per piccoli uomini troppo presi dalla mille, piccole, futili cose di tutti i giorni. Altrove la lotta per la sopravvivenza pretende ancora un alto sacrificio, la stessa acqua che noi sciupiamo tutti i giorni, salverebbe molte piccole vite in quei posti lontani e dimenticati dagli uomini. Chiediamoci ora amici della natura quanto costa la vita di un bambino, questo ci servirà per decidere un prezzo da assegnare a questa acqua, ma ha un prezzo un bene da cui dipendiamo per vivere? Mentre scrivo questo semplice paragrafo un altro bambino è morto.......ora possiamo fare due cose, cliccare su un altro link e dimenticare velocemente queste vicende o pensare seriamente cosa possiamo fare nel nostro piccolo per dare una mano.........

D. V.

Dandora

11:01 Posted In Edit This 0 Comments »

Oggi voglio parlarvi di un altro volto dell'ecologia, il volto sporco di chi non vuol vedere, sentire, il volto dell'indifferenza........

Dandora. La discarica è la più grande di tutta l'Africa e rappresenta una vera minaccia ambientale e per la salute dei bambini. Sono state esaminate le condizioni di salute di 5328 bambini con un’età compresa tra i 2 e i 18 anni, residenti nei dintorni di Dandora, e fatti analizzare campioni di terreno prelevati sempre nella zona circostante. I risultati sono stati che la metà dei ragazzi ha tassi di piombo nel sangue superiori ai livelli di sicurezza riconosciuti a livello internazionale e la metà dei campioni di terreno contiene più di 400 parti per milione di piombo invece delle 50 ppm massime di un campione considerato come non inquinato. I risultati della ricerca mostrano inoltre livelli altissimi di cadmio, mercurio e una forte presenza di Pcb. Il 50% dei ragazzi ha un basso livello di emoglobina e di ferro. Il piombo danneggia il sistema nervoso ed il cervello, mentre il cadmio produce cancro e danni agli organi interni, soprattutto i reni. I bambini sono esposti a queste sostanze tossiche attraverso il terreno, l’acqua e l’aria (dai fumi derivanti dai roghi per l’eliminazione dei rifiuti); questo provoca nei bambini malattie respiratorie, gastrointestinali e dermatologiche, e più della metà di essi soffre di bronchiti croniche e asma. A Dandora tutti i giorni arrivano 2.000 tonnellate di rifiuti di tutti i generi prodotte dai centri urbani di Nairobi, non esistono progetti per il disfacimento ecologico dei rifiuti, come il riciclo. Le acque vengono puntualmente inquinate, le stesse acque vengono usate dai contadini, dai pastori e dalle persone. A peggiorare la situazione è la grave condizione della vita negli slum, infatti gli abitanti di queste zone estremamente povere si dirigono nella discarica per cercare cibo o altri materiali nei rifiuti, esponendosi ancora di più alle sostanze tossiche presenti a Dandora. Achim Steiner, il direttore esecutivo di UNEP ha dichiarato che “i risultati dell’indagine svolta sono stati ancora più scioccanti di quanto si erano immaginati, il sito di Dandora pone delle sfide alla città di Nairobi e al Kenya e non ultimo all'Italia stessa che anni fa promise "soluzioni" per poi rimangiarsi tutto in una triste storia di interessi. Ma questo è solo uno specchio delle condizioni sui rifiuti e discariche che coinvolgono tutta l’Africa.” Noi dobbiamo poter dare la possibilità a questa gente di poter vivere ogni giorno serenamente, senza il pericolo di ammalarsi semplicemente respirando l’aria in cui vivono. Non dimentichiamo questi bambini amici del GVA, non rubiamo il loro futuro sprecando e inquinando la loro vita con il nostro benessere.

D.V.

Permafrost e metano

08:16 Posted In Edit This 0 Comments »

Dopo l'allarme che gli scienziati lanciarono nel 2009 riguardante lo scioglimento del permafrost siberiano con conseguente rilascio in atmorfera di miliardi di tonnellate di metano, ecco un'altra bruttissima notizia.
Sotto i fondali del mare Artico sono state individuate fuoriuscite di metano (un gas più dannoso della CO2 di 20 volte), una bomba pronta ad esplodere man mano che la calotta polare si assottiglia. La notizia arriva da un gruppo di ricercatori russi che si trovava a scandagliare i fondali del mare artico a largo della Siberia orientale nel Nord della Russia. Come hanno raccontato a The Indipendet, sotto il permafrost artico si trovano migliaia di tonnellate di metano che stanno fuoriuscendo dalle aperture degli strati di ghiaccio, causate dall’innalzamento della temperatura globale. Il timore è quello che, con il surriscaldamento del Pianeta il permafrost liberi sempre più metano, accelerando l’effetto serra. Come spiega Igor Semiletov, uno degli studiosi del centro di Ricerca Internazionale Artico presso l’Università di Fairbanks, in Alaska, che ha preso parte alla ricerca Prima trovavamo strutture simili a torce del diametro di qualche decina di metri. Questa è la prima volta che abbiamo trovato strutture continue e potenti di oltre un chilometro di diametro. Sono rimasto colpito dalle dimensioni e dalla densità dei pennacchi di gas. In un’area relativamente piccola ne abbiamo trovato oltre 100, ma in un’area più ampia ce ne devono essere a migliaia. Lo studioso già nel 2010 aveva denunciato, presso un’autorevole rivista scientifica, che nel circolo polare artico si trovassero almeno 8 milioni di tonnellate di metano, ogni anno. Ora tuttavia, Semiletov, è costretto a rivedere i suoi dati perché il quantitavito di gas presente sotto il permafrost è molto più elevato: si stimano centinaia di milioni di tonnellate di metano. Se questo venisse rilasciato nell’atmosfera il danno sarebbe enorme e neppure quantificabile, visto che dall’era industriale ad oggi mai si sono raggiunti tali possibili livelli di inquinamento da metano. I politici ignorano sistematicamente queste notizie, di più, accusano questi scienziati di allarmismo creando così le condizioni per un catastrofico futuro. Che dire che ancora non abbiamo detto..................................
D.V.

Riciclando

06:26 Posted In Edit This 0 Comments »

Recuperare i rifiuti.....sognando.
Sono pochi fortunati vincono grandi cifre alla lotteria o giocando al gratta&vinci, e magari potranno permettersi la casa ecologica dei propri sogni, nella migliore delle ipotesi. Che scoperta direte voi, se vincessero tutti non ci sarebbe guadagno per questo avido governo, ma quelli che non vincono, la stragrande maggioranza, che fanno? Tutti gli altri, beh, tutti gli altri inquinano. Ogni anno milioni di biglietti non vincenti si trasformano in immondizia. una montagna di immondizia! Da qui l’idea di un team di artisti ricicloni che pensa e ripensa sono riusciti acreare vere e proprie opere d’arte impiegando i tagliandi di carta usati delle lotterie, o almeno la maggior parte, vale a dire quelli sfortunati amici Annicchesi. A farlo Lauren Was e Adam Eckstrom, laureati alla Rhode Island School of Design, che hanno scolpito speciali creazioni per la loro mostra dal titolo che rende bene l’idea di tanti biglietti della lotteria accumulati l’uno sull’altro: Ghost of a dream. Ovviamente non sono mica posizionati a caso, ma in composizioni che prendono la forma di una casa, la Dream Home, costruita con 70.000 dollari in biglietti della lotteria, poi c’è la Dream Car realizzata impiegando 39.000 dollari sperperati, la Dream Vacation che ne vale 29.000. Insomma casa, auto, vacanza, una vita da sogno… un sogno fantasma, però, a ricordare a molti di non esagerare costruendo castelli in aria con i biglietti della lotteria, quando con la stessa cifra spesa si potrebbe acquistare (ovviamente qui si parla di chi esagera) magari un’auto nuova o una vacanza da sogno si poteva pure riuscire a permettersela. Come spiegano gli stessi artisti: " Abbiamo iniziato a raccogliere migliaia di biglietti e a parlare di ciò che la gente sogna quando gioca alla lotteria. Poi abbiamo indagato per scoprire cosa comprano le persone quando vincono sul serio grossi premi in denaro. Attraverso la nostra ricerca abbiamo scoperto che molte persone, dopo aver vinto la lotteria, la prima cosa che fanno è comprare un’automobile." Dal punto di vista del riciclaggio, i temi della mostra vanno ben oltre i rifiuti prodotti dai biglietti della lotteria. In una società fondata sul consumismo, un numero incalcolabile di acquisti ha all’origine la speranza che queste cose facciano la felicità ma la realtà si dimostra fin troppo presto ben altra cosa. In effetti, alcune delle cose più preziose e significative non costano nulla, come questa lezione sul riciclaggio di tanti sogni grattati via in pochi secondi.

D.V.

Sementi

04:06 Posted In Edit This 0 Comments »

Molti di voi ricorderanno che nella gelida isola di Spitsbergen, nel desolato arcipelago delle Svalbard stanno costruendo la superbanca delle sementi, destinata a conservare 3 milioni di varietà di piante di tutto il mondo. Una banca scavata nel granito, con chiusure a prova di bomba, sensori di movimento e una muraglia di cemento armato spessa un metro. Una specie di “Arca dell’Apocalisse”. Tutto bene direte voi, il grosso problema è che il finanziatore principale è la Fondazione Rockefeller assieme a Monsanto e Syngenta (i due colossi del biotech), la Pioneer Hi-Bred che studia ogm per la chimica DuPont e la Fondazione “Bill & Melissa Gates” di William III Gates il patron della Microsoft. Di banche di sementi ne esistono almeno un migliaio in giro per le università del mondo, per l’esattezza sono 1400. Perché proprio questa? Ricordiamo a questo punto le parole pronunciate da Henry Kissinger intorno agli anni ‘70: «Chi controlla il petrolio controlla il Paese; chi controlla il cibo, controlla la popolazione». Il petrolio i Rockefeller lo controllavano all’inizio del secolo scorso con la Standard Oil, oggi lo controllano con il cartello petrolifero mondiale. Quindi si stanno organizzando per controllare il cibo… E' arrivato il momento di svegliarci da questo sonno profondo. Tra qualche anno il mondo intero sarà costretto a ricorrere ai sistemi ogm brevettati appositamente per noi dalle lobbies, strada senza ritorno che porterà alla scomparsa delle sementi autoctone riproducibili, in cambio di sementi penosamente sterili e alla dipendenza totale e schiavistica nei riguardi dei nuovi monopolisti. E' giunto il momento di muoverci per evitare l’inevitabile, anche perché se dovessero entrare gli ogm nelle coltivazioni tradizionali, difficilmente potremo tornare indietro, proprio a causa della loro enorme e veloce infestazione. Incoraggiamo la nascita e/o aiutiamo la diffusione dei gruppi di scambio sementi biologiche, perché se scompariranno le sementi autoctone originarie, un domani dovremmo chiedere il permesso alla Fondazione Rockefeller per poter vivere! Nei piccoli supermercati o dal negoziante di fiducia, chiediamo e pretendiamo solo alimenti biologici o biodinamici; evitiamo di fare acquisti nei grossi centri commerciali, tutti a capitale straniero. La scelta biologica è per esempio, il primo passo, “il primo gradino di un progresso mentale“. Aiutiamoci da soli, diamo una mano a noi stessi amici del GVA perchè nessun'altro verrà mai ad aiutarci!!

Daniele V.

2050

03:56 Posted In Edit This 0 Comments »

Come sarà l'Italia nel 2050? Ce lo anticipa il rapporto CIRCE (Climate Change and Impact Research), una ricerca sui mutamenti climatici promossa dall'Unione Europea e durata 4 anni, i cui risultati sono stati presentati in un convegno tenutosi qualche giorno fa a Roma. (Maldive, Amazzonia, Antartide: ecco i paradisi che che scompaiono a causa dei cambiamenti climatici)Il progetto, coordinato dall' Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ha prodotto dei modelli meteo-climatici molto più dettagliati di quelli comunemente utilizzati, dai quali è stato possibile derivare delle "previsioni del tempo" di lungo periodo sul nostro paese e tutta l'area mediterranea. Ma come sarà il cima tra una quarantina di anni qui in Europa, amici dell'ambiente? Secondo gli scienziati farà più caldo: le temperature medie aumenteranno di almeno un paio di gradi e di conseguenza il livello dei mari aumenterà tra i 8 e gli 13 centimetri, poca roba ma pur sempre sufficiente per creare grandissimi disagi ad Olanda e Belgio, per citarne alcuni. Le precipitazioni si RIDURRANNO del 5-10% e di conseguenza i laghi saranno un po' meno ricchi di acqua. E aumenteranno i fenomeni atmosferici estremi come le ondate di calore, le piogge torrenziali e i cicloni, fino ad ora quasi sconosciuti in clima continentale. Questi grandi cambiamenti, che in parte stanno già avvenendo, trasformeranno pian piano l'intero paesaggio mediterraneo. "Si ridurrà la durata del ciclo vitale di grano duro e vite", la CO2 nell'atmosfera aumenterà e ciò "avrà un effetto positivo" sulla crescita delle specie vegetali. "I vigneti diventeranno più vulnerabili a climi caldi e secchi" mentre l´area ottimale per gli ulivi "si estenderà verso nord e verso est" si legge nel rapporto. Insomma, nel 2050 la patria dell'olio potrebbe non essere più la Puglia ma... l'Emilia Romagna. L'aumento delle temperature inoltre comporterà un maggior consumo di corrente elettrica durante l'estate per frigoriferi e condizionatori, ma una minor spesa per il riscaldamento invernale. Stiamo scendendo amici miei, l'apice l'abbiamo già toccato due o tre anni fa.

D. V.

Energia solare

03:50 Posted In Edit This 0 Comments »

«La foto che vedete è un impianto per la produzione di energia solare, costruito nel deserto del Nevada su progetto spagnolo. Costa 200 milioni di dollari, produce 64 megawatt (altre due da 250 MW sono in progetto) e per realizzarlo occorrono solo 18 mesi. Con 20 impianti di questo genere, si potrebbe produrre un terzo dell’ elettricità di una centrale nucleare da un gigawatt. I costi oggi sono ancora elevati, si potranno ridurre considerevolmente quando verranno costruiti in gran quantità».
Carlo Rubbia

Allora perchè non si fanno?
La scarsa disponibilità di acqua potrebbe essere un ostacolo alla diffusione di centrali solari proprio dove queste promettono di rendere di più in termini di efficienza e di utili per gli investitori. Sembra una scomoda verità, al contrario: il progetto di una centrale solare termodinamica nel Nevada è ancora al palo per l'opposizione delle amministrazioni locali a fornire i "diritti d'acqua" richiesti per fare funzionare quella tecnologia. Solar Millennium, società tedesca che realizza centrali analoghe in Spagna (i progetti Andasol), chiede qualcosa come 5 miliardi di litri d'acqua l'anno per la normale manutenzione e per il ciclo vapore-condensazione necessario al funzionamento delle turbine delle due centrali in progetto, da 500 MW complessivi. La richiesta, che equivale al 20% circa della disponibilità idrica annua nella stessa zona, ha diviso i proprietari dei diritti d'acqua tra chi ritiene si possano fare guadagni rapidi e consistenti e chi considera invece inaccettabile il danno ambientale che ne deriverebbe. Come potete facilmente intuire amici dell'ambiente molte, troppe sono le persone che pongono il guadagno innanzi a tutto. E non c'è dubbio che ci sarebbero delle conseguenze sugli approvvigionamenti per uso agricolo, per gli allevamenti e per i consumi umani di centri come la vicina Las Vegas. Allo stato attuale è difficile prevedere quali soluzioni verranno proposte e se questo progetto avrà un futuro. Pare invece certo che l'acqua giocherà un ruolo importante nei nuovi scenari dell'energia: il controllo delle fonti è già un "business". Ma in certe zone del pianeta, dal Nord Africa al Medio Oriente per esempio, potrebbe diventare fonte di tensioni e conflitti più di quanto già non sia. Carestie e mancanza d'acqua saranno gli scenari dei prossimi decenni se non si interverrà "immediatamente".

Daniele V.

Pubblicità progresso

03:29 Posted In Edit This 0 Comments »

Ma come mai non si vedono spot in TV e sui giornali o per le strade di come si fa una corretta raccolta differenziata?

Come mai si parla di tutto, del superfluo e non ho mai visto (nonostante la mia assidua frequentazione del piccolo schermo) nessuna trasmissione d'approfondimento o spot a riguardo? Sembra pazzesco che dopo Napoli non si sia fatta una di quelle campagne 'pubblicità progresso' a tappeto in TV e sulla stampa, tipo 'tormentone', che vengono fatte per qualsiasi soggetto, a volte i più futili. Anche le riviste e i giornali tendono soprattutto all'aspetto scandalistico, coprendo qualsiasi notizia inerente, anche se di poca importanza, e non si vedono mai 'istruzioni per il cittadino' in nessuna forma, o solo di sfuggita. Forse si crede che i simboli sui cassonetti o sui foglietti appesi con il nastro adesivo sui muri dei condomini siano sufficienti? O forse ci si illude che gli extracomunitari imparino da se questa "prassi". O forse, ancora una volta si pensa di tenere la massa nell'ignoranza per poter continuare a produrre un'economia parallela alla' Gomorra' e poter/dover costruire inceneritori ecc....? E poi vedo: la Svizzera che come al solito ne pensa di tutti i colori e si inventa costosi sacchetti obbligatori per buttar via la spazzatura, in modo che la gente sia 'stimolata' a produrre meno spazzatura e lascia i cartoni e la carta delle confezioni direttamente al supermercato. Ma perché noi no? Soprattutto pensando che noi ne abbiamo molta di più di spazzatura della piccola e pulita Svizzera sarebbe plausibile almeno un intervento massiccio di tipo educativo. Gli Americani che già 20 anni fa avevano dato un valore economico a lattine e vuoti di vetro aiutando così anche i più poveri che li raccoglievano... i Berlinesi che hanno nelle loro case armadi pieni di bottiglie in plastica che sono piccoli 'caveau di risparmio', che al momento giusto diventano un piccolo malloppo per gli extra, visto che ogni bottiglia ha un valore che varia dai 50 a 75 centesimi . In discoteca ti restituiscono 1 Euro se riporti indietro al bar il vuoto. Forse la risposta sta tutta in questa Italia festaiola che come la cicala canta a squarciagola ignorando che l'inverno è sempre più vicino.
D. V.

Stile di vita

08:11 Posted In Edit This 0 Comments »

Come tutti ci siamo resi ben conto questa crisi economica sta mettendo in crisi molte famiglie italiane. Tra le molte "tasse" anche la stangata di Monti sulle accise dei carburanti che fa salire il prezzo alla pompa di circa 8,2 centesimi al litro per la benzina e di 11 centesimi al litro per il gasolio. Una brutta notizia di cui noi tutti avremmo fatto volentieri a meno amici del GVA. La seconda notizia viene dalla Fao, ricorda che ogni minuto nel mondo vengono distrutti 10 ettari di foreste, la superficie di venti campi da calcio. In un anno fanno 14,5 milioni di ettari, poco meno di metà dell’Italia intera. Un patrimonio inestimabile che se ne va nell'indifferenza generale.Con tutta la buona volontà, e la comprensione che – da bravo automobilista – nutro per tutti i miei concittadini tartassati da decenni con il facile bersaglio delle tasse sui carburanti, la seconda notizia mi è sembrata decisamente più preoccupante della prima. Molto più preoccupante. Ma, a leggere i giornali, guardare le TV, a navigare tra social network e blog e a sentire i miei concittadini ero il solo, o quasi. E’ un vizio delle nostre società opulente, della nostra poca sensibilità nei confronti della natura, siamo lanciati come un treno in corsa verso il vuoto, verso un senso che non c’é. Tra qualche anno questa crisi finanziaria sara ricordata come una semplice inflenza se paragonata alla sopravvivenza. Continuiamo a guardare esclusivamente la punta del nostro naso, o il proprio ombelico, li scambiamo per il centro dell’universo, mentre il mondo gira nello spazio senza fine verso ben altri – e più grandi – “centri di gravità permanente”. Come scrisse qualcuno molto tempo fa "siamo piccoli granelli di sabbia nell'infinito" ma siamo vivi e pensanti e dovremmo essere in grado di capire quando in gioco c'è ben più di uno "stile di vita".

Daniele V.

Regali di Natale

10:48 Posted In Edit This 0 Comments »

È tempo di regali e nonostante la crisi che ci attanaglia qualche cosa dovremo escogitare. Se questo Natale volete come regalo (o volete regalare) un animale domestico, ad esempio un cucciolo, pensateci seriamente prima, un cucciolo ci impegnera per parecchi anni della nostra vita, non sono giocattoli che passati i giorni delle feste potremo buttare. Se questo non bastasse prima di qualsiasi acquisto accertatevi da dove provenga la bestiola, purtroppo a Natale aumentano i traffici illegali di animali, soprattutto esotici, che arrivano in Italia spesso in fin di vita, in condizioni critiche e disumane. Cristina Avanzo, vicequestore aggiunto del Corpo Forestale dello Stato, responsabile del Nirda (Nucleo investigativo reati in danno agli animali), ha stilato una sorta di “guida” per regalare un animale in modo responsabile. Bisogna prima di tutto affidarsi a rivenditori autorizzati. Quindi ok per i negozianti con licenza, e va bene anche se a fornirvi l’animale è ad esempio un conoscente la cui cagnetta ha avuto dei cuccioli, ma ad esempio bisogna diffidare degli scambi in posti neutri con degli estranei, o ad esempio degli acquisti online. Se dall’altra parte non c’è un rivenditore autorizzato c’è il rischio che si tratti di un traffico illecito. E’ indispensabile richiedere la documentazione sanitaria in cui si attesta che l’animale è sano e abbia fatto tutte le corrette vaccinazioni, ed inoltre è consigliabile, una volta ricevuto il cucciolo, portarlo dal veterinario per controllare che sia in forma, specialmente se dopo pochi giorni accusa sintomi di malessere. Purtroppo questo commercio in Italia è sempre più diffuso. Il mercato maggiore è in Ungheria ed in molti Paesi dell’Est Europa, ma lo snodo italiano ha sede principalmente in Friuli da cui si diramano i traffici verso le altre Regioni. Qui gli animali vengono imbottiti di antibiotici per fargli sopportare le condizioni estreme del viaggio, dunque vanno valutati bene una volta arrivati in casa. Le razze più gettonate, indicano i Forestali, sono quelle di piccola taglia come i chihuahua, carlino e pincher perché più facilmente trasportabili, ma potenzialmente anche un alano potrebbe essere vittima di tale traffico. Se poi non siete sicuri del modo in cui far arrivare un animale a casa, potete sempre adottarlo a distanza o aderire a delle iniziative come quelle indicate in quest’articolo. Non dimentichiamo mai amici del GVA che un cucciolo ci impegna per un lungo periodo della nostra vita, sarà un compagno fedele ed avrà bisogno di amore e di attenzioni. Se non avete tutte queste cose da donare lasciate perdere e orientatevi su qualche cosa d'altro.

D. V.

Pellicce

11:47 Posted In Edit This 0 Comments »

Dai valore ai tuoi acquisti: non comprare né indossare pellicce. Detta con noi la prossima regola della moda!

LAV torna a farsi sentire, come ogni anno nel periodo invernale, quando scoppia il boom di acquisto di pellicce, sciarpe di volpe, codini di visone, colletti e copri spalle. L’appuntamento è per sabato 10 e domenica 11 dicembre nelle principali piazze d’Italia per firmare la petizione a sostegno di una proposta legislativa che fermi, una volta per tutte, l’allevamento, la cattura in natura e l’uccisione di animali per farne pellicce. A pochi giorni dall’evento, LAV è impegnata a diffondere materiale informativo e testimonianze su come avviene l’uccisione e la cattura degli animali, come alcune delle immagini che vi mostriamo. I dati sono scoraggianti: ogni anno nel mondo 10 milioni di animali vengono uccisi per le loro pelli. A rivelarlo è un’indagine compiuta dall’associazione americana Born free USA, la prima a svolgere una ricerca di questo tipo. Sono linci, procioni, opossum, coyote, ma anche topi muschiati, donnole e animali protetti e cani e gatti; catturati in trappole, annegati o uccisi in modi cruenti, per non danneggiarne le pelli: sfondamento del torace, bastonate, strangolamento con lacci metallici. Come informa Simone Pavesi, responsabile nazionale di LAV della campagna anti pellicce. Abbiamo documentato come nel sistema di cattura e uccisione di questi animali, praticato negli Stati Uniti, vengano gravemente lesi gli accordi intercorsi con la Comunità Europea al fine di evitare ogni inutile sofferenza agli animali. Dai valore ai tuoi acquisti: non comprare né indossare pellicce. Vi evito le immagini e i filmati amici dell'ambiente, ma voglio ancora una volta ribadire che solo l'uomo in tutto il regno animale è capace di tanto. Solo l'uomo.
D. V.

Bambini nel vento

11:12 Posted In Edit This 0 Comments »

Bambini nel vento.......
Al giorno d’oggi è facile osservare sempre più bambini sepolti vivi nell’asfalto delle grandi città, assordati e frastornati dal rombo dei motori delle auto, dallo squillare insistente dei cellulari e tenuti al guinzaglio per il timore del traffico. Di contro, è sempre più difficile trovare bambini che possano giocare liberamente nella natura, assaporare il vento, i profumi della primavera, dell’estate, dell’autunno e dell’inverno, riconoscerne i colori ed i suoni, osservare la brina che si posa sui campi e scoprire tutti i piccoli animali che vivono attorno a noi in armonia con l’ambiente. Questa lontananza forzata dalla natura crea, inoltre, un pericoloso circolo vizioso, soprattutto nei mesi freddi, le madri imbacuccano i loro bambini come se fossero piccoli astronauti in spedizione nello spazio e li strattonano velocemente dall’uscio di casa all’abitacolo dell’auto perché “fa troppo freddo per camminare fino a scuola”, “è troppo umido per soffermarsi in cortile”, “c’è troppo vento per fare una corsa al parco”, “c’è troppo fango per giocare nelle pozzanghere”. Eppure i nostri bambini sono fatti di vento, di pioggia, di neve, di acqua, di pozzanghere infangate, di giornate uggiose poiché sono frutto della natura e la possiedono dentro di sé. La vita all’aperto regala tanto, ma purtroppo non ce lo ricordiamo più. Un tempo mio nonno percorreva sei chilometri al giorno per recarsi a scuola, tre all’andata e tre al ritorno. A piedi! D’inverno nevicava e lui doveva percorrere i campi che lo separavano dall’edificio scolastico mentre le sue gambette affondavano nella neve fino al ginocchio. Non c’era sua madre ad accompagnarlo a scuola in auto perché un auto non l’avevano e, di certo, la mia bisnonna aveva altre faccende da sbrigare e riteneva che mio nonno fosse abbastanza forte ed abbastanza in gamba da raggiungere la sua aula da solo. In effetti forte lo era e lo è stato per tutta la vita. Ora io mi chiedo, perché tutta questa paura dell’aria aperta? Crescere non significa soltanto aggiungere centimetri alla propria struttura fisica, ma è soprattutto un processo mentale di ricerca di un proprio equilibrio interiore e di una propria identità personale. Per percorrere questo cammino ogni bambino ha bisogno di osservare attorno a sé Equilibrio e Bellezza che debbono essere ricercati in quella particolare autenticità che soltanto la natura può offrire. Per questo motivo io credo che più un bambino è messo in condizioni di osservare e vivere direttamente la natura, maggiore sarà la possibilità che il suo sviluppo fisico e psichico proceda in maniera positiva. Insegnare l’ecologia e il rispetto per l’ambiente in maniera semplice e divertente ai nostri figli è fondamentale per il futuro del nostro pianeta.

D. V.

Agricoltura

04:55 Posted In Edit This 0 Comments »

La forza dei forti.........

In una nota di qualche settimana fa Coldiretti metteva in evidenza che “c’è sempre un responsabile per i danni provocati da fauna selvatica, e in ogni singolo caso si dovrà verificare l’ente a cui siano stati concretamente affidati i poteri di amministrazione del territorio e di gestione della fauna che vi è insediata, sia che i poteri di gestione derivino dalla legge, sia che trovino la fonte in una delega o concessione di altro ente”. A conferma di tale orientamento, Coldiretti portava ad esempio una sentenza del Consiglio di Stato (n. 5383 del 27/09/2011) che ha deciso sul ricorso proposto contro la Regione Lombardia dal proprietario di un allevamento di anguille vicino al quale l’amministrazione regionale aveva costituito un’oasi di protezione degli aironi. A seguito della creazione dell’oasi e della contemporanea istituzione nella zona del cosiddetta “silenzio venatorio”, la proliferazione delle specie selvatiche tutelate aveva determinato una sempre maggiore presenza di tali esemplari nell’allevamento di anguille causando al proprietario dell’allevamento ingenti danni, in quanto gli uccelli si cibavano delle anguille contenute nell’allevamento ittico. Ecco, amici dell'ambiente, un chiaro esempio di giustizia a senso unico. Potrei tranquillamente affermare "da che pulpito viene la predica", dopo decenni di sussidi milionari senza nulla chiedere in cambio (sarebbero bastate piccole, semplici richieste da parte dei vari governi, tipo: ti elargisco sussidi in cambio di piantumazioni permanenti, ripristino dei luoghi, salvaguardia almeno dell'esistente etc..etc..etc.. nulla di tutto questo!). Sull'altro fronte invece mille e una richiesta, ora pure gli indennizzi come se fosse stata un'opera faraonica posare qualche rete a protezione delle vasche per le anguille. Per concludere dico che ha perfettamente ragione la Coldiretti quando afferma che " c’è sempre un responsabile per i danni provocati all'ambiente, e in ogni singolo caso si dovrà verificare se il proprietario terriero, o chi ne fa le veci, ha ottemperato a tutte le leggi vigenti. E a tutte quelle leggi mai scritte, ma non meno importanti, del buon senso e del vivere civile che comprendano la responsabilità morale di gestire un patrimonio insostituibile e inestimabile quale è l'ambiente, fonte di vita e perpetuazione delle specie.

D. V.

Alyna

11:17 Posted In Edit This 0 Comments »

Può succedere anche di questi tempi che la vita mostri ai nostri cuori una delle sue innumerevoli facce.............

Oggi voglio parlarvi di Alyna, una coniglietta nata con una paralisi alla zampe posteriori, presta servizio all'ALYN hospital di Gerusalemme aiutando i bambini meno fortunati come lei ad affrontare i loro handicap. Alyna è stata portata all'ospedale pediatrico nel 2009 dal suo padrone che era un fisioterapista della struttura e adesso vive lì aiutando i bambini disabili nella riabilitazione motoria. Dovete sapere che la bestiola ha seri problemi motori, talmente seri che senza accorgimenti non potrebbe muoversi. Alyna indossa una specie di busto che le permette di muoversi, di spostarsi da un posto all'altro. "E' diverso da quello che indossano i bambini, ma non importa", ha dichiarato Cathy Lanyard, direttore amministrativo dell'ospedale. Quello che conta è che i piccoli vedono che Alyna è come loro, che ha problemi a camminare ma che ci riesce grazie al busto. E la imitano, cercano di ottenere lo steso risultato. Capiscono che vivere e camminare significa anche lottare ed anche in questo modo che Alyna aiuta i bimbi, non solo fisicamante ma anche psicologicamente, li fa sorridere, ispira tenerezza e amore. E loro la coccolano e la riempiono di attenzioni. Non è facile far sorridere i piccoli malati, ma Alyna ci riesce senza fare alcuno sforzo, basta la sua presenza e questo è un grande regalo per loro", ha aggiunto Lanyard. La vita è una cosa meravigliosa aggiungiamo noi, unica, diversa e speciale. Possediamo la facoltà di essere giudici e arbitri su questo meraviglioso e bistrattato pianeta, rispettiamo la vita amici del GVA, qualunque essa sia.

D. V.

Honga Roa

08:22 Posted In Edit This 0 Comments »

L'ultimo albero..........

HONGA ROA (Isola di Pasqua). Cecità ecologica. La fine della civiltà Rapa Nui nasce principalmente da questa condizione in cui ha vissuto per secoli. Rinchiusi in quei pochi chilometri con un passato ormai dimenticato e un futuro che non andava oltre l'orizzonte, gli abitanti dell'Isola di Pasqua si sono infatti ripiegati su loro stessi, ossessionati da una religione che era diventata ragione di vita e apparentemente senza alcun desiderio di conoscenza. La vita per secoli era scorsa in mezzo ad una natura rigogliosa di un'isola che mantiene anche oggi intatto un fascino senza tempo. Ma la mancanza di un "sapere ecologico" e la convinzione errata che fosse il ‘mana' (il potere) del capo/personaggio defunto la loro garanzia di sopravvivenza piuttosto che lo studio dei fenomeni naturali, li hanno portati alla rovina amici del GVA. Quando fu tagliato l'ultimo albero a Rapa Nui nessuno capì che non ne sarebbero ricresciuti più. Che le risorse della terra fossero per loro natura finite era anche questa un'informazione a loro sconosciuta. Così scoppiarono le guerre tra villaggi per la conquista di quel poco che rimaneva e decretarono la fine di una civiltà fiorente, alla quale gli spagnoli dettero soltanto il colpo di grazia. Dicevamo del ‘mana', lo spirito dei defunti, che secondo i Rapa Nui avrebbe dovuto vigilare su di loro e per questo si inventarono le famose statue, splendide opere in pietra che ancora oggi sbalordiscono alla loro vista. I moai venivano posti sopra una piattaforma sacra e attraverso gli occhi della statua - questa è la tradizione - l'anima dei defunti riviveva e riversava la propria protezione sull'isola. Con gli anni la costruzione di queste teste era diventato motivo di vanti dei vari villaggi e cominciò la sfida a chi li costruiva sempre più grandi. La superstizione era inoltre quasi più forte della venerazione stessa, tanto che se la statua cadeva durante il percorso tra la ‘fabbrica' e l'area dove doveva essere innalzata, veniva abbandonata perché ritenuto un segnale di malasorte. Per questo l'isola è costellata di statue riverse a terra. Ma quando si arriva a Rapa Nui e si vedono i Moai crollati, si scopre inoltre che la causa non è soltanto questa, e neppure i terremoti o gli spagnoli: i primi a farle crollare furono gli stessi abitanti dell'isola quando la fede cieca nei confronti di queste loro creazioni finì. Finì perché gli avi ai quali loro chiedevano il ‘mana' li avevano in qualche modo traditi, distruggendo l'ambiente che li ospitava. Perché sull'isola non era rimasto praticamente niente da mangiare tanto che si parla anche di episodi di cannibalismo. Il disastro ambientale provocato dall'uomo e dalla sua ignoranza aveva portato quindi al mangiarsi l'uno con l'altro dopo che l'ultimo albero fu abbattuto. Una vera lezione di vita! E oggi? Oggi esistono su questo nostro pianeta migliaia di Rapa Nui, intere popolazioni che si stanno incamminando verso la catastrofe ambientale. Questo è il mondo moderno, ed è con questo che bisogna fare i conti, nel bene e nel male quando si parla di riorientamento dell'economia verso la sostenibilità. Non esiste e non potrà mai esistere una "sostenibilità" che non rispetti la natura.

D. V.

Garbate patch

03:39 Posted In Edit This 0 Comments »

Un altro anno se ne va amici del GVA ma molti problemi rimangono. Oggi, come ogni fine anno vi riproponiamo questo scritto perchè non vada dimenticato come tante altre cose brutte che fingiamo di non vedere e che si nascondono nell'oblio dei giorni.

Garbage Patch è un posto lontano. Se hai perso il lavoro, se ti angosciano le notizie delle borse che crollano, del drammatico calo nell’acquisto di telefonini, automobili, sedie, gadgets elettronici, televisori, non preoccuparti. Ci penserà qualcun'altro. Lascia stare, trova un pensiero felice: i giorni di Natale, le vacanze, i regali. Trovalo, e vola verso un posto lontano dove le cose ti sembreranno diverse. Vola a Garbage Patch. Garbage Patch è un isola amici del GVA. Ma non si trova nelle carte geografiche. Eppure, se prendi la seconda stella a destra e poi vai dritto fino al mattino, la troverai. Sta in mezzo al Pacifico, proprio fra Guadalupe e il Giappone, a due passi dalle isole Hawaii. Non ti puoi sbagliare, perché - a parte la grande muraglia cinese - è l’unica cosa costruita dall'uomo sulla terra che può essere vista distintamente ad occhio nudo da un viaggiatore nello spazio. Garbage Patch è un’isola, non è un piccolo atollo in mezzo all’Oceano. E’un’immensa isola piena di colori e di odori, grande più di due volte il Texas, con un diametro di circa 2600 chilometri profonda 40 metri. E’ il settimo continente della Terra, che alcuni fingono di non conoscere e di cui molti non conoscono neppure l’esistenza. Garbage Patch è un’isola multicolore, ma non ci trovi nessuno. Le navi la evitano, i governi della terra fanno finta di non sapere che ci sia, nessuno ne parla. Eppure c’è: è un’isola galleggiante, una enorme massa di rifiuti che pesa più di 5 milioni di tonnellate, composto per l’80% da plastica. Garbage Patch è un’immensa zuppa di schifezze amici dell'ambiente. Navigandola non s’incontrano bimbi sperduti, ma di tanto in tanto oggetti costruiti dall’uomo: buste di plastica, contenitori di shampoo, palloni da pallavolo, impermeabili plastificati, tubi catodici di vecchi televisori, reti da pesca, bottiglie. I materiali di cui è composta non scompariranno mai, ma si frantumano nel tempo in pezzi sempre più piccoli, una poltiglia di veleno che viene ingerita dalla fauna marina, dai pesci e dagli uccelli, che poi muoiono costellando qua e là l’isola galleggiante delle loro carcasse imputridite. Garabage Patch è una melma creata spontaneamente dai venti leggeri e dalle lente correnti oceaniche circolari che accompagnano i naviganti del Pacifico, che formano una spirale che gli scienziati chiamano North Pacific subtropical High. Tutta questa plastica inizia con un percorso a terra, lungo fiumi e ruscelli, che poi sfocia nel mare aperto in un ammasso di plastica, che non scompare, ma diventa sempre più piccola. Milioni di tonnellate che il mare ha inghiottito ma mai ingerito.Questo enorme vortice ha iniziato dal 1950 a raccogliere e concentrare la spazzatura non biodegradabile di tutto il mondo proprio qui, all’Isola che c’è ma che tutti fanno finta di non conoscere. Garabage Patch è come un bimbo sperduto. Non è di nessuno, e nessuno vuole assumersi la responsabilità di fare qualcosa. E l’isola di spazzatura galleggiante cresce, giorno dopo giorno, anno dopo anno, uccidendo l’Oceano e modificando lentamente anche il corso delle correnti oceaniche, e probabilmente con il tempo anche il clima della Terra. Ogni tanto qualcosa riesce a scappare dal vortice della corrente, e si va a depositare su alcune spiagge delle Isole Hawaii o della California e bisogna intervenire per ripulirle, perche a volte si formano strati di spazzatura anche di 3 metri. Garbage Patch è un posto dove non arrivano i giornali, dove le tv non trasmettono notizie che parlano di interventi per il rilancio dei consumi, di incentivi all’acquisto di elettrodomestici, di automobili, di tutti quei sogni di plastica e metallo che affollano la nostra vita e che finiscono tutti, lentamente qui, trascinati dalla corrente, ignara, dell’Oceano. Garbage Patch è laggiù, ma forse è anche qui, a portata di mano. La costruiamo ogni giorno, a casa nostra amici del GVA, la coltiviamo come un male incurabile e come medici distratti fingiamo di non vedere, anzi la aiutiamo a crescere, preoccupati solo di guarire il mondo da un’influenza, dalla crisi economica. Un male che si espande con dolcezza, lambisce le coste, invade piano i continenti, le case e le città. La nostra vita.

Daniele V.

GVA, chi siamo

07:52 Posted In Edit This 0 Comments »

GVA (Gruppo Verde Annicco), è uno spin off accademico, nato da un gruppo di amici, e ha l’obiettivo di riportare la natura e la sua preziosa bellezza nei nostri luoghi. GVA è la prima proposta di “ecologia privata”. Da troppo tempo siamo abituati a delegare a “chi sta in alto” proposte e interventi concreti per la salvaguardia ambientale. L’ecologia privata, di cui il GVA è portavoce, richiama ogni cittadino al diritto-dovere di contribuire alla conoscenza e quindi al consapevole mantenimento di quei delicati equilibri naturali che, ignorati o troppo poco considerati, sono fondamentali per la nostra stessa esistenza sulla Terra. Non solo. Il GVA rammenta a tutti che l’ordine naturale, oltre a essere essenziale per la nostra vita, nella sua geometrica perfezione è anche bello. Per questo è intenzione di noi volontari del GVA riaccendere anche in paese qualche raggio di questa bellezza che spesso – e non soltanto a causa degli agenti inquinanti – non siamo più capaci di apprezzare. Con i nostri progetti vorremmo dare a tutti la possibilità di creare delle piccole oasi ecologiche dove alcuni insetti, uccelli e piccoli animali possano riprodursi. In questo modo ogni singolo cittadino può fattivamente contribuire al miglioramento dei nostri ambienti sempre più degradati. Vorremmo creare in paese tante piccole oasi, isole di biodiversità, che la natura connetterà in una rete. Proponiamo una diversa visione del verde, vorremmo che le persone non considerino il terrazzo o il giardino come una stanza da arredare con “piante-mobili” ma lo considerasse come un piccolo ecosistema che da una parte contribuisce al recupero ambientale e dall’altra dona la possibilità di stupirsi della meraviglia della natura. Tutti i progetti del GVA sono assemblati dai propri affiliati, comprendono la natura come la cultura, il recupero ambientale come le piantumazioni. Siamo attivi e vicini a voi, sosteneteci perchè abbiamo bisogno anche del vostro aiuto. Insieme renderemo più bello e più vivibile il nostro habitat e lasceremo in eredità ai nostri figli un futuro migliore.

Daniele V.