Supermercati

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Avete presente il supermecato di fiducia...............
Sono sparite le vecchie botteghe di un tempo. Oggi si ingoia tutto. E’ questione di propaganda. Lasciata a tonnellate nelle cassette postali da extracomunitari con zainetti che percepiscono un centesino a foglio. Gli effetti della musica e delle luci faranno il resto nei gabbioni per galline dalle uova d’oro. Dentro questi gabbioni infernali anche la comunicazione è saltata. Non hai più con chi parlare. Non hai più la tua vecchia bottega di fiducia e il suo proprietario che garantiva per te. Oggi nessuno garantisce per niente, perchè persino le scadenze sono contraffatte concittadini Annicchesi. I clienti si classificano a carrelli. Un buon cliente ha carrelli grandi per spese settimanali e mensili. La sua fatica di andare a fare ogni giorno la spesa è irragionevole. Meno movimento e più freezer. Il principio è evitare il dispendio di energia muscolare. Nelle nostre case c’è tutto. Tutto quanto produce inquinamento e immondizia. La disintossicazione da assenza di cibo è sconosciuta, non la si tollera neanche per mezza giornata. L’educazione è impartita dai supermercati, non dalle politiche comunali e dalle Scuole. Sono loro i nuovi mediatori culturali. Meriterebbero premi speciali di riconoscimento per avere inventato nuovi linguaggi; la semiologia ignota fino a qualche decennio fa delle nuove forme di comunicazione. La nuova cultura lo esige. I costosi depliant illustrati a colori ci invitano a comprare a prezzi imbattibili pesce e patate, salsicciotti e formaggi, salumi e pizze, mozzarelle e prosciutti, stracchini e scamozze.Oggi, a quanto pare, i tempi di attesa si sono allungati. Non c’è tempo. Devi correre. L’invito al consumo non viene formulato una volta all’anno, ma più volte al giorno da parte dei supermercati. Apri la cassetta della posta e non hai da fare altro che accatastare montagne di materiale illustrativo. Nessuno paga per questa spazzatura che finisce ad aumentare le tonnellate di immondizia che paghiamo tutti i cittadini . Sempre diversi: tutti in concorrenza tra di loro. I postini si lamentano. Non hanno più dove infilare le lettere. Le celebrazioni gastronomiche cominciano a ottobre e finiscono a capodanno, poi intervengono quelle che seguono il carnevale, prima che la quaresima celebri le virtù dei piatti primaverili, delle primizie che puoi trovare tutto l’anno: dai pomodori invernali alle fave e ai piselli. Così puoi avere anche carciofi fuori stagione, spinaci e gelati, pesce e vitellini, agnelli prepasquali e leccornie di tutti i tipi. Alla faccia della quaresima. E, in ultimo, per pulire tutto (pentole e padelle, tegami e tegamini, ogni tipo di prodotto), detersivi di tutti i generi, persino di quelli che con una goccia ci fai una montagna di piatti e pentole. Buoni anche per il forno e la cucina, per la lavastoviglie e la cappa. Fai la spesa, raccogli i punti. Più compri più ti sarà dato. A suo tempo perchè i regali, oggetti dal valore quasi nullo, ci mettono un pò di tempo per arrivare. Ma la promessa del premio finale ti invoglia, ti educa a consumare. Il calendario conta. Una ciclicità di oggetti pagani venerati ritornano a seconda delle stagioni. Dopo il carnevale c’è la festa della mamma. Poi c’è quella del papà. Seguono pasqua e pasquetta, contornati da pellegrinaggi e arrosti alla carbonella. La carne si specializza e da vitello diventa “crasto” o rigorosamente castrato. E via di seguito fino a chiudere il cerchio con sfincioni e pizzette, arancine e uova di cioccolato, baci incartati con profezie o motti a sorpresa, e colombe, pasticci e pasticcini, torte e fuochi d’artificio dietro ogni nuovo supermercato che si inaugura. Ma nessuno protesta. Nessuno chiede ai proprietari dei supermercati di pagare una quota per l’immondezzaio a cui riducono i centri abitati dove i cittadini hanno l’abbaglio dei sogni negli occhi apparentemente aperti. Lor signori, i proprietari degli ipermercati, possono inquinare e non pagare. A loro non bada nessuno. Perchè, è chiaro, la gente che pensa con lo stomaco non può che avere una classe dirigente che parla con qualcosa che assomiglia a ques’organo, anche se ha un’altra funzione e d è collocata anatomicamente altrove. Questa è almeno la componente inconscia più ragionevole. Il resto è follia.
Daniele V.

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