Le montagne

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Il vento s’è fatto strano, questo pomeriggio. Forse tra poco esce il sole. Guardando verso l’orizzonte, lontane, le montagne dell’Appennino sembrano solo un sogno lontano. E prolungando lo sguardo, andando lassù, lungo i sentieri, tra i boschi e la neve, ci sono altri paesaggi incantati, il silenzio e l’odore del vento. Le Alpi. Chissà quante volte anche voi amici avete sognato una passeggiata tra quei boschi. Ma ora non è il tempo delle passeggiate e del silenzio dei boschi. Ora è il tempo del vento che corre sfiorando i corridoi di alberghi nati morti, le funi immobili delle seggiovie sballottate dalla tormenta: stazioni di funivie fantasma, piene di immondizie, senz'anima viva intorno. Piste mai aperte che franano, piloni arrugginiti nel vento, persino dentro i parchi naturali. Nel dossier di Cipra Italia è tutto un rincorrersi ruderi che nessuno da 30 anni rimuove: a Pian Gelassa in Val Susa a due passi dal Sestrière, e all’Alpe Bianca, nelle Valli di Lanzo. Solo condomini vuoti, come ad Oropa, Albosaggia, Chiesa Valmalenco. Il rapporto sullo stato delle Alpi racconta e fotografa la devastazione delle montagne operata dal clima e dall’uomo. Un racconto che fa anche Mountain Wilderness: impianti in passivo e poi chiusi, clima sconvolto, italiani più poveri, e ferite come gli impianti di risalita costruiti nel nulla che continuano a sventrare le Alpi, da est a ovest. Senza pietà. Senza pudore. Il vento soffia ancora, tra quelle montagne ferite dal cemento, e sembra urlare la sua furia e il suo dolore tra gli aghi di pino ghiacciati e la neve che spesso non cade neppure più. In Veneto, in Lombardia, in Piemonte, nel nord efficiente e bene amministrato delle valli, si costruiscono da anni impianti sciistici persino a valle, là dove la neve non c’era neppure quando l’effetto serra non aveva ancora iniziato a sciogliere le nevi permanenti. L’assalto alla montagna incantata è sempre lo stesso: un pool di società che compra terreni, lanciando un bel progetto sciistico per rilanciare zone depresse. Il pubblico che interviene per incentivare lo sviluppo. E allora investimenti e sovvenzioni. Ed ecco nascere alberghi, seconde e terze case sui terreni che triplicano di valore, impianti di risalita. Poi, quando le cose non vanno, la gestione degli impianti, la solitudine e l’abbandono. Il resto sono ruderi e milioni e milioni di euro nel vento, come quelli per il collegamento appena approvato in Trentino fra San Martino e Passo Rolle nel parco di Paneveggio, o per il demanio sciabile da 200 milioni di euro dalla Val Seriana alla Valle di Scalve, pronto al varo nel parco delle Orobie, in provincia di Bergamo. Ma non è ancora abbastanza, il cemento sulle Alpi. Assindustria pensa ora a mega-resort turistici tra le cime più belle d'Italia due colossali alberghi a Malga Ciapela e Sappada, in un’area delle Dolomiti dove già ci sono migliaia di strutture ricettive. Lassù, in quella montagna incantata vagano confusi quei pochi che ancora pensano agli strumenti urbanistici come strumenti per valorizzare il territorio e non per sventrarlo. Persone che combattono una battaglia per i più perduta, ma non così per tutti. Anche qui, dove sembra non ci sia nulla da salvare, c'è ancora gente che non ci sta, gente che ci prova perchè in ballo c'è il nostro futuro. La nostra vita.

D. V.

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