Fame nel modo (seconda parte)
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Fermare l’espansione dei terreni agricoli.
La prima raccomandazione è fermare l’espansione dell’agricoltura, in particolare nelle foreste tropicali e nelle savane. La distruzione di questi ecosistemi ha conseguenze irreparabili sull’ambiente, soprattutto in termini di perdita di bio-diversità ed emissioni di anidride carbonica derivanti dal disboscamento. Il rallentamento della deforestazione ridirebbe sensibilmente i danni all’ambiente, causando solo una diminuzione minima della produzione alimentare, che si potrebbe facilmente compensare salvando i terreni più produttivi dall’espansione delle aree urbane, dal degrado e dall’abbandono. Un altro deterrente a un incremento delle coltivazioni nelle foreste fluviali riguarda i danni ambientali, che già oggi sono considerevoli. Solo il nostro uso dell’energia, con il suo profondo impatto con il clima, e l’acidificazione degli oceani, competono con l’impatto devastante dell’agricoltura. Le stime degli ultimi studi indicano che l’agricoltura ha già distrutto o trasformato radicalmente il 70% dei pascoli, il 50% delle savane, il 45% delle foreste decidue temperate e il 25% delle foreste tropicali. Tutto questo solo nell’ultimo mezzo secolo. Dall’ultima era glaciale, nessun altro fattore ha avuto un impatto così distruttivo sugli ecosistemi. L’area occupata dalle attività agricole è pari a 60 volte quella di strade ed edifici del pianeta. Le fonti di acqua dolce sono la seconda vittima. Ogni anno sfruttiamo 4000 chilometri cubi di acqua, prelevati principalmente da fiumi e falde acquifere sotterranee. Irrigazione è responsabile del 70% di questo consumo. Se però calcoliamo solo l’acqua consumata, cioe quella che non è restituita al bacino di provenienza, allora l’irrigazione agricola è responsabile dell’80-90 per cento del consumo totale. Come conseguenza, la portata di molti grandi fiumi è diminuita arrivando anche al prosciugamento e in alcune zone, tra cui grandi aree degli Stati Uniti e dell’India, le falde acquifere stanno rapidamente esaurendosi. Oltre al prelievo eccessivo, l’acqua subisce anche un pesante inquinamento. Fertlizzanti e fitofarmaci sono usati in quantità incredibili, e oramai hanno inquinati tutti gli ecosistemi. Dal 1960 il flusso di Azoto e fosforo attraverso l’ambiente è più che raddoppiato, causando un pericolosissimo inquinamento idrico ed enormi zone biologicamente “morte”, ipossicamente morte, molte delle quali in corrispondenza delle foci dei fiumi. Come potete capire da questi studi amici dell’ambiente l’agricoltura è il nostro vero tallone d’Achille, per non parlare di vero nemico dell’ambiente.
Fonte (le Scienses)
D. V.
La prima raccomandazione è fermare l’espansione dell’agricoltura, in particolare nelle foreste tropicali e nelle savane. La distruzione di questi ecosistemi ha conseguenze irreparabili sull’ambiente, soprattutto in termini di perdita di bio-diversità ed emissioni di anidride carbonica derivanti dal disboscamento. Il rallentamento della deforestazione ridirebbe sensibilmente i danni all’ambiente, causando solo una diminuzione minima della produzione alimentare, che si potrebbe facilmente compensare salvando i terreni più produttivi dall’espansione delle aree urbane, dal degrado e dall’abbandono. Un altro deterrente a un incremento delle coltivazioni nelle foreste fluviali riguarda i danni ambientali, che già oggi sono considerevoli. Solo il nostro uso dell’energia, con il suo profondo impatto con il clima, e l’acidificazione degli oceani, competono con l’impatto devastante dell’agricoltura. Le stime degli ultimi studi indicano che l’agricoltura ha già distrutto o trasformato radicalmente il 70% dei pascoli, il 50% delle savane, il 45% delle foreste decidue temperate e il 25% delle foreste tropicali. Tutto questo solo nell’ultimo mezzo secolo. Dall’ultima era glaciale, nessun altro fattore ha avuto un impatto così distruttivo sugli ecosistemi. L’area occupata dalle attività agricole è pari a 60 volte quella di strade ed edifici del pianeta. Le fonti di acqua dolce sono la seconda vittima. Ogni anno sfruttiamo 4000 chilometri cubi di acqua, prelevati principalmente da fiumi e falde acquifere sotterranee. Irrigazione è responsabile del 70% di questo consumo. Se però calcoliamo solo l’acqua consumata, cioe quella che non è restituita al bacino di provenienza, allora l’irrigazione agricola è responsabile dell’80-90 per cento del consumo totale. Come conseguenza, la portata di molti grandi fiumi è diminuita arrivando anche al prosciugamento e in alcune zone, tra cui grandi aree degli Stati Uniti e dell’India, le falde acquifere stanno rapidamente esaurendosi. Oltre al prelievo eccessivo, l’acqua subisce anche un pesante inquinamento. Fertlizzanti e fitofarmaci sono usati in quantità incredibili, e oramai hanno inquinati tutti gli ecosistemi. Dal 1960 il flusso di Azoto e fosforo attraverso l’ambiente è più che raddoppiato, causando un pericolosissimo inquinamento idrico ed enormi zone biologicamente “morte”, ipossicamente morte, molte delle quali in corrispondenza delle foci dei fiumi. Come potete capire da questi studi amici dell’ambiente l’agricoltura è il nostro vero tallone d’Achille, per non parlare di vero nemico dell’ambiente.
Fonte (le Scienses)
D. V.
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