Pavoncelle

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La giornata è stranamente tiepida, ancora qualche chiazza di neve lotta contro il sole ma il grande freddo se ne sta andando e con lui tutti i timori dell’inverno. Mi stringo addosso giubbotto e sciarpa e mi incammino verso Grontorto, una piccola frazione, a due passi da Annicco. Percorro in silenzio una piccola strada vicinale che negli ultimi anni è stata  promossa al rango di pista ciclabile e, a parte qualche corvo, solo i miei pensieri mi fanno compagnia.  Arrivo al ponte di legno e mi fermo a guardare l’acqua limpida della roggia Spinadesca, una delle rare rogge sorgive che ancora mantengono un po’ di dignità, qualche piccolo sprazzo del tempo che fu. Nel campo adiacente alcuni corvi volteggiano nella ricerca di qualche pannocchia sfuggita agli uomini e al freddo. Rimango rapito dalle loro acrobazie fin quando qualche ala più piccola raccoglie la mia attenzione;….. possibile? Ma no, mi sto di certo sbagliando. Conosco bene la mia terra, scruto il cielo da mesi e quest’anno nessuno stormo è transitato, eppure….. ma si sono proprio Pavoncelle. Mi si stringe il cuore. Per decenni ho ammirato i maestosi stormi di questi splendidi uccelli, migliaia e migliaia di ali nel freddo di Novemre riempivano il cielo seguendo antiche e misteriose rotte. E di tutta quella storia millenaria ora che rimane? Qualche impaurito uccello che seguendo il suo istinto cerca aggregazione con altre ali, cerca le proprie compagne. Il proprio futuro. Maledetti tempi, moderni li chiamano, dove l’unica cosa che conta sono i soldi. La vita sta morendo tutto intorno a noi, in silenzio, nell’indifferenza degli uomini e noi cosa facciamo? Niente. E così piano piano questi compagni di viaggio ci lasciano, ad uno ad uno se ne vanno nelle grandi praterie del cielo. Ci lasciano un grande vuoto che mai più nessuno colmerà, dove non sono riuscite glaciazioni e sconvolgimenti planetari, in pochi decenni ci è riuscito questo animale che si chiama uomo, carico della sua “umanità”. Che futuro dobbiamo aspettarci su questo pianeta che in fondo è casa nostra se per primi non rispettiamo la vita. La risposta ancora una volta è volata nel vento mentre la tempesta si fa sempre più vicina.

D.V.

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