Ali nel cielo

08:49 Posted In Edit This 0 Comments »
Qualche giorno fa qualcuno mi ha chiesto se e come era possibile posizionare una mangiatoia per gli ucellini nel giardino. Una domanda semplice che ha avuto il potere di rattristarmi: ma tu hai ancora passeri nel giardino? Qualche passsero cinguetta ancora, è vero, ma niente di paragonabile alla mia lontana infanzia. Dove sono finiti questi amici alati che un tempo rallegravano chiassosi i nostri cortili? Una risposta non ce l'ho ma rovistando in rete sono venuto a sapere che gli amici passeri sono stati inseriti nella lista degli animali  a "rischio", non in via di estinzione, sia chiaro, ma a rischio e il che  tutto dire. Infatti, come diceva il testo irmato da Danilo Mainardi (l’ornitologo che va a SuperQuark ), negli ultimi 30 anni i passeri sono diminuiti del 50%. Infatti avrete notato anche voi amici del GVA quant pochi passeri ci sono in giro. Solo una ventina di nni fa erano ovunque, non esisteva pollaio, orto o giardino che non ne brulicasse. E' un segnale che inquieta: che cosa succede? Perché di punto in bianco e dopo secoli di convivenza i passeri stanno scomparendo? La maggior parte sono spariti di punto in bianco fra il 2003 e il 2004, un biennio nefasto per questi uccellini, c'è chi dice per una virosi, chi per il benzene contenuto nella benzina verde, chi addirittura vede nella riqualificazione dei nostri tetti (sono sempre meno le coperture con i coppi) il vero problema. E le ultime notizie non sono buone, perché il decremento demografico, purtroppo, non fa che progredire. Qualche esempio: certo il più eclatante, tra quelli emersi riguarda Varsavia, nei cui giardini la passera europea è praticamente scomparsa (diminuzione del 95%), mentre la diminuzione cittadina media risulta essere del 49%; quanto ai dati italiani, i decrementi oscillano dal 40 al 50%, e ciò rispecchierebbe ciò che avviene un pò dappertutto in Europa. La situazione appare tutt' altro che stabilizzata. Quanto alle cause, sono molteplici e ad effetto cumulativo amici del GVA. Determinante, a ogni modo, è la carenza di insetti, in special modo di afidi, nella dieta dei nidiacei. Una dieta quasi solo vegetale ne fa morire molti già nel nido e, quelli che scampano, sono deboli e in seguito vittime di malattie di carattere infettivo. Vi sono poi le intossicazioni da metalli pesanti e da pesticidi, c' è il fatto che le moderne tipologie costruttive degli edifici risultano inadatte allanidificazione e infine, per uanto riguarda le aree urbane, una gestione del verde pubblico dove piante ed erbe spontanee risultano sempre più rare. Il declino dei passeri segue, purtroppo, quello delle rondini, che ormai ci siamo abituati a non vedere quasi più nei nostri cieli. Contrariamente alle rondini, però, i passeri non avrebbero dovuto diventare, proprio per certe loro caratteristiche, specie a rischio. Gli animali minacciati di estinzione, infatti, solitamente appartengono alla categoria degli specialisti. Per le rondini, se sparissero gli insetti che abitano il cielo, sarebbe una condanna definitiva. Questo perché gli specialisti non hanno tante frecce al loro arco, ma una soltanto. I passeri, invece, sono degli straordinari generalisti. Possono nutrirsi in tanti modi e di tante cose, ma soprattutto sono opportunisti e adattabili. Ciò che ancora non si sa è se troveranno un nuovo equilibrio, oppure se il loro declino implacabilmente continuerà. Speriamo nella prima ipotesi, e vediamo di dar loro una mano.   Non sò cosa ci riserverà il futuro amici del GVA, nel cielo le ali stanno scomparendo come scompaiono nel mio vecchio cuore. I sintomi della malattia sono evidenti ma ancora ci rifiutiamo di prenderne atto. I nostri amici alati stanno scomparendo nell'indifferenza generale e all'orizzonte nuvole nere si stanno addensando sul nostro futuro. Aiutiamoci e aiutiamo questi compagni di viaggio, facciamo sentire la nostra voce con chi ancora qualche cosa può fare. Non cadiamo nella trappola della rassegnazione. Già oggi può essere il giorno giusto!

D.V.

Obama e l'ambiente

08:42 Posted In Edit This 0 Comments »
Il discorso sullo stato dell’Unione di un paio di giorni fa di Barack Obama è passato abbastanza sotto silenzio al di fuori degli Usa perché si era concentrato sempre sulle solite promesse da politico di vecchio corso: economia, creazione di posti di lavoro, ecc. Tutti aspetti importanti per una nazione, ma che interessano poco al di fuori di essa. Però c’è un punto su cui Obama si è soffermato e su cui in pochi sono stati attenti: l’ambiente. Già il fatto che se ne parli è importante visto che i suoi possibili sfidanti che in questi giorni si stanno dando battaglia nelle primarie per i Repubblicani sembrano mettere il problema ambientale all’ultimo posto tra le loro priorità, e dunque tanto vale vedere come pensa il presidente degli Stati Uniti di concludere il suo primo mandato ed iniziare il probabile secondo da questo punto di vista. Il discorso del presidente americano si è basato molto sull’associazione ambiente-salute. Il suo sforzo infatti è stato (e sarà) quello di migliorare le condizioni ambientali in cui gli americani lavorano, in modo da migliorare la loro salute sul posto di lavoro ed alleviare anche le spese sanitarie sostenute dal Paese. Un buon punto di partenza. Le politiche energetiche sono state piuttosto confuse visto che gli “ambientalisti arrabbiati”, come li ha definiti lui stesso, non mandano giù le promesse sulle rinnovabili a cui poi seguono i finanziamenti per il petrolio. Qualcosa di certo non quadra. Al momento però la priorità di Obama sembrano i posti di lavoro, dunque se una legge non crea “jobs“, anche se fa bene all’ambiente è meglio rimandarla per accelerarne un’altra che possa crearne. Il presidente ha però promesso il suo sostegno alle leggi per ripulire l’aria e l’acqua, e per dare retta all’EPA (Environmental Protection Agency) e seguire un po’ di più le sue indicazioni. In effetti l’agenzia ambientale ha lavorato meglio sotto l’attuale presidente che sotto altri, ma secondo gli ambientalisti la maggior parte delle promesse fatte in campagna elettorale non sono state mantenute. Una cosa è certa però, i voti degli ambientalisti andranno di nuovo ad Obama. Speriamo che stavolta li sappia sfruttare meglio di quanto non abbia fatto nel primo mandato. Il pianeta sta aspettando, noi stiamo aspettando, la vita sta aspettando.

D.V.

La vita è tra noi.

03:56 Posted In Edit This 0 Comments »
Ogni giorno succedono migliaia di drammi sul grande palcoscenico della vita, e uno di questi è successo a Monaco di Baviera, proprio in questi giorni. Panang ha 22 anni ed è indiana ma vive a Monaco di Baviera da 22 anni oramai, sua figlia Lola, 3 mesi, unica gioia dei suoi giorni, è morta per una grave malformazione cardiaca. Panang, assieme ai membri della sua comunità le rende omaggio in una struggente processione, pazza di dolore. Accarezzandola e standole intorno ha sperato fino all'ultimo nella forza della vita. Momenti dolorosi e toccanti che ci dimostrano la forza e la potenza dell'amore che tutto muove nell'oblio dei giorn. Una piccola tragedia che non troverebbe spazio sui giornali o nei TG se fosse umana, invece i protagonisti di questa tenera e struggente meteora altro non sono che degli elefanti ospiti dello zoo di Monaco di Baviera. Gli etologi da anni s’interrogano sulla consapevolezza della morte di alcune specie animali e sul senso del dolore, da sempre ritenuta prerogativa esclusiva della specie umana. Una specie umana che pare aver dimenticato quella consapevolezza, e quella fratellanza che essa dovrebbe provare di fronte al dolore. Una specie umana molto presa dalle piccole cose di tutti i giorni, dai piccoli e spesso insignificanti fastidi propri e molto distratta e lontana dai grandi dolori altrui. Quegli elefanti dello zoo di Monaco forse non piangono solo Lola. Ma piangono lacrime antiche che giungono dalla notte dei tempi dove la vita è un bene inestimabile, qualunque essa sia. E forse piangono guardando questa razza umana capace di mille splendide meraviglie e mille brutture da cambiare. Una razza chiusa nell’immenso recinto che è il mondo, incapace di perpetuare quella fratellanza che lega tutti gli esseri viventi, e la vita stessa, da millenni. Così, da questo piccolo angolo dell’universo che è il piccolo paese dove mi è capitato di vivere, in questa notte fredda, umida di stelle, mi sembra finalmente di capire che davvero non  so nulla, tranne forse che non c’è proprio niente da sapere. E che in questa ricerca affannosa delle ragioni e dei perché della vita, stiamo perdendo di vista quella che è la cosa più meravigliosa che ci resta da fare. Vivere ed amare la vita. Anche quella degli altri.

D. V.

Nuove specie

02:27 Posted In Edit This 0 Comments »
Da tempo sul nostro blog riportiamo studi tratti dal mondo scientifico; secondo uno di questi in tutto il pianeta sono presenti circa 8 milioni di specie, tra flora e fauna, la maggior parte delle quali ancora non scoperte o catalogate. Il 2011, da questo punto di vista, è stato molto florido perché ci permette di cancellare oltre 19 mila di queste specie dalla lista delle sconosciute. Grazie a migliaia di ricerche oggi conosciamo tantissimi nuovi animali e piante e possiamo sentirci tutti un po’ più ricchi, dato che la ricchezza non è solo quella economica. L’ufficialità è venuta con il  2011 State of Observed Species che ha sancito la registrazione di 19.232 nuove specie nel 2009. Infatti lo studio è stato completato nel 2011, ma raccoglieva i dati di tutte le ricerche avvenute fino a due anni prima, il che fa sperare che in questi ultimi due anni questo numero sia ancora più elevato. Non siamo sorpresi dallo scoprire che la maggior parte di queste nuova specie sono insetti, il 50% circa, seguiti dalle piante vascolari, l’11,3%. Ma ci sono anche 41 mammiferi, per la gioia di grandi e piccini, quasi tutti pipistrelli e roditori. Tornando agli insetti, i ricercatori fanno notare come siano i coleotteri quelli che meno di tutti si conoscevano, dato che nel solo 2009 ne sono state scoperte ben 3485 specie diverse. Tra gli anfibi la fanno da padrona le rane (il 90%), mentre tra i pesci per lo più si trattava di pesciolini piccoli, tra le specie più piccole della Terra, anche se sono state scoperte nuove specie di pesci che normalmente sono presenti negli acquari come il pesce angelo e la castagnola. Ovviamente non potevano mancare i crostacei (gamberi, granchi, aragoste, ecc.) e i rettili, di cui quasi il 65% serpenti, ma anche lucertole e gechi. Infine non potevano mancare i funghi e i ragni. Chi l’ha detto che le nuove specie dovevano essere per forza belle da vedere? La vita è un immenso cantiere dove si lavora giorno e notte per il futuro, anche il nostro futuro.

D. V.

Acqua e arsenico

10:56 Posted In Edit This 0 Comments »
L'acqua = a vita. È qualche cosa in più di una semplice equazione e non ci stancheremo mai di affermarlo!
Tempo fa avevamo denunciato un problema gravissimo che non accadeva solo in Italia, ma in molte parti del mondo. L’acqua corrente che esce dai nostri rubinetti in molti casi è contaminata. Non soltanto a causa delle vecchie tubature, ma per dei prodotti chimici disciolti al suo interno. E’ capitato così che una class action avviata in diverse regioni del Centro-Nord ha ottenuto oggi una sentenza favorevole. Il Tar del Lazio ha infatti condannato il Ministero dell’Ambiente e quello della Salute al riscarcimento danni per 100 euro a testa per ogni parte in causa a causa dell’arsenico trovato nell’acqua. La denuncia da parte degli accusatori è la presenza di arsenico e amianto in quantità al di sopra delle norme stabilite dall’Unione Europea, nell’acqua che raggiungeva le loro abitazioni. Secondo quanto stabilito dal Tar infatti, l’acqua fornita ai cittadini dev’essere salubre e la tariffa dev’essere legata proprio a questa qualità. Per questo motivo i ministeri ora dovranno risarcire 100 euro a testa in modo da “rimborsare” i consumatori di una bolletta che non ha motivo di esistere se il servizio offerto non è di qualità. Questa decisione ora, secondo il Codacons, porterà a migliaia di ricorsi di altri cittadini a caccia di un risarcimento danni, ed anche se questa vicenda li fa sembrare un po’ come degli avvoltoi, non si può dire che non abbiano ragione. Una recente ricerca condotta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in Bangladesh ha notato come l’acqua contaminata da arsenico, anche se in piccolissime dosi, abbia causato il 21% di morti totali del Paese in quel periodo e nel 24% dei casi abbia fatto insorgere malattie croniche gravi come tumori al fegato, cistifellea, alla pelle e malattie cardiovascolari. La sentenza, che per ora ha interessato solo alcuni cittadini di Lazio, Toscana, Trentino Alto Adige, Lombardia e Umbria, potrebbe presto allargarsi a tutta Italia, e chissà che non sia la volta buona che il servizio idrico nazionale venga finalmente aggiornato e migliorato.

Fonte (Repubblica)
D. V.

Trivelle a go go

01:01 Posted In Edit This 0 Comments »
Succedono cose strane in questa nazione, amici dell'ambiente, e una delle nuove anomalie ce la segnala ancora una volta il WWF.
Non è la prima volta che Wwf segnala il mare di trivelle che degrada il nostro Paese ma questa volta il dossier denuncia anche una mancata deliberalizzazione in merito. Il governo Monti avrebbe salvato in extremis l’Italia cancellando degli articoli previsti per liberalizzare la ricerca di petrolio e di gas su territorio nazionale. Il rapporto di Wwf parte da un presupposto molto semplice e chiaro.  In Italia gli esperti sono concordi nell’affermare che di petrolio ce n’è poco, e di scarsa qualità; localizzato nei pressi della costa in aree marine protette o contesti urbanizzati, dunque.  Non dovrebbero esserci appetiti delle compagnie petrolifere. Eppure assistiamo a un progressivo saccheggio di oro nero e gas. Un’aggressione al territorio che avviene nell’indifferenza della politica e che rischia di depotenziare le notre armi migliori: il turismo da un lato, e dall’altro il patrimonio artistico per cui siamo famosi.  Temiamo per le sorti dei grandi vertebrati come i delfini e i cetacei che potrebbero essere seriamente minacciati dal forte impatto inquinante dell’attività antropica, con danni sugli esseri viventi di carattere teratogeno, mutageno e cancerogeno. Si legge nel dossier che in Italia sono stati estratti nel 2010 8 miliardi di metri cubi di gas e 5 milioni di tonnellate di petrolio, che in percentuale fanno appena lo 0,1% della produzione complessiva. Ci si chiede perché allora il nostro Paese sia tanto appetibile per le compagnie petrolifere, visto che di petrolio difatti non ve ne è? La risposta viene fornita da Maria Rita D’Orsogna, docente di Fisica all’Università di Northridge, in California. Semplice: la legislazione di casa nostra è scandalosa, nel senso che favorisce al massimo le ditte estrattrici, mortificando invece le aree invase da pozzi e piattaforme. Il tutto con seri rischi per la salute e crescente frustrazione dei cittadini, allarmati per lo sfruttamento ma trascurati dalle autorità nazionali. Il decreto legislativo che regola il settore è il 625 del novembre 1996 in cui si legge “niente è dovuto sotto forma di royalty” per estrazioni dalla terraferma fino a 20mila tonnellate di olio greggio e 20 milioni di metri cubi di gas (dal 2010 sono diventati 25 milioni) e per estrazioni sul mare “entro 50mila tonnellate di olio greggio e 50 milioni di gas (80 milioni dopo il 2010). Come potete facilmente immaginare amici miei, qui in Italia è terra di nessuno, qui chi arriva fa i comodi e gli interessi suoi.  Noi siamo ricchi, le risorse noi le regaliamo!
D. V.

Temperature planetarie

00:42 Posted In Edit This 0 Comments »
Ci sono buone notizie all'orizzonte ma come sempre vengono vanificate dalla cruda realtà dei dati scentifici. La buona notizia è che dopo diversi anni di record battuti, il 2011 è stato un anno in cui le temperature medie sono state lievemente inferiori a quelle precedenti. La cattiva è che si tratta comunque di uno degli anni più caldi della storia. Un trend che se non verrà rapidamente interrotto ci porterà diritti nel baratro. Lo ha stabilito la Nasa che ogni anno calcola le temperature medie e le confronta con i dati risalenti sin dal 1880. Questo dato si può leggere in entrambi i punti di vista, positivo e negativo, in quanto non segue l’andamento sempre più caldo di quelli precedenti (a partire dagli anni 2000 le temperature salivano di anno in anno fino a raggiungere il picco nel 2010), ma è sempre più alta della media. In particolare, secondo il NASA Goddard Institute for Space Studies (GISS) di New York che si occupa di confrontare queste misurazioni, la temperatura media del 2011 è stata di mezzo grado superiore a quella della media del ventesimo secolo, il che fa capire come, nonostante gli sforzi per tenere giù le temperature stiano dando i primi effetti, siamo ancora al di sopra di qualche decennio fa.     Sappiamo che il pianeta sta assorbendo più energia di quanta ne emetta. Così continuiamo a vedere una tendenza verso temperature più elevate. Anche con gli effetti del raffreddamento di una forte influenza de La Niña e per la bassa attività solare per diversi anni, il 2011 rientra tra i 10 anni più caldi della storia ha dichiarato il direttore del GISS James E. Hansen. Ed in effetti la differenza tra la media dell’ultimo anno e quella dell’anno record 2010 è davvero di poco, 0,22 gradi Celsius. Purtroppo le previsioni sono pessimistiche visto che, nonostante lo scorso calo, gli scienziati pensano che in futuro le temperature potranno di nuovo aumentare. Il motivo è da ricercare nell’aumento delle concentrazioni dei gas ad effetto serra, soprattutto anidride carbonica, i quali assorbono la radiazione infrarossa emessa dalla Terra aumentando l’energia che rimane “intrappolata” nell’atmosfera, portando a temperature più elevate. Per avere un’idea di cosa stiamo parlando, basti pensare che nel 1880, anno della prima rilevazione, il livello di anidride carbonica nell’atmosfera ammontava a 285 parti per milione; nel 1960 è salito a 315 mentre oggi ha superato i 390, già al di sopra del livello massimo di guardia che però non mostra segni di flessione. Come sempre l'agricoltura sul banco degli imputati, questa pratica che ha sfamato il pianeta per generazioni rischia di diventare, alla soglia degli 8miliardi di persone, la nostra fossa ecologica.
D. V.

Efficenza energetica

00:16 Posted In Edit This 0 Comments »
La buona notizia è che i compiti a casa li abbiamo fatti. La cattiva è che per essere promossi dobbiamo ancora studiare. Si può sintetizzare così la tabella redatta dall’Enea sul Piano d’Azione Italiano per l’Efficienza Energetica. In breve si tratta di uno studio che mirava a stimolare gli italiani a consumare meno energia in modo da risparmiare sia economicamente che in fatto di emissioni. Divisa in quattro categorie (residenziale, terziario, industria e trasporti), l’Italia doveva raggiungere una serie di obiettivi stabiliti al 2010 e al 2016 per ridurre la propria impronta di carbonio. Ce l’ha fatta? Sì, ce l’ha fatta, ma non con numeri incoraggianti, e di certo ancora non possiamo dormire sonni tranquilli. Infatti, secondo il rapporto presentato al ministero, non è detto che questi risultati siano positivi per gli sforzi degli italiani, ma soprattutto per quanto riguarda l’industria, possono essere legati alla crisi economica che ha portato alla chiusura di molte aziende e che quindi derivano da una minore produzione e non da una migliore efficienza energetica. Inoltre terziario e trasporti, seppur di poco, non hanno raggiunto i loro obiettivi, e su questo c’è da riflettere. Per quanto riguarda il settore residenziale forse abbiamo l’unico dato strutturale visto che, grazie agli incentivi per la riqualificazione, effettivamente le case sono meglio isolate e gli impianti sono più efficienti di prima. Un altro punto a sfavore dell’ottimismo sta nel fatto che forse le stime sono state troppo basse e che le abbiamo raggiunte così facilmente proprio perché non richiedevano un grande sforzo. I numeri: l’obiettivo al 2010 di risparmio energetico nel settore residenziale era di quasi 17 mila GW/h all’anno. Ne sono stati risparmiati oltre 31 mila, quasi il doppio, numeri positivi che ci fanno avvicinare all’obiettivo dei 56 mila fissato per il 2016 e che, di questo passo, potrebbero essere raggiunti già quest’anno o il prossimo al massimo. Nel settore dell’industria il miglioramento arriva di poco, 8 mila GW/h contro 7 mila, mentre siamo rimasti al di sotto nel terziario (cinquemila contro ottomila) e nel settore dei trasporti con 2.972 contro 3.490. Complessivamente però il risparmio energetico è stato notevole, con oltre 47 mila gigawattora annui risparmiati contro un obiettivo di trentacinquemila circa, ma l’importante è considerare questi numeri come un punto di partenza e non come uno di arrivo. Insomma ci muoviamo amici dell'ambiente, ma piano molto piano.
D. V.

Spreco di cibo

05:59 Edit This 0 Comments »
Buttiamo troppo cibo. Non solo noi italiani ma praticamente tutto il mondo Occidentale ogni giorno perpretra un crimine indicibile: getta del cibo buono mentre ci sono oltre un miliardo di persone che soffrono la fame. Un delitto che non si addice ad una società che si autodefinisce civile, e almeno per quanto riguarda l’Europa, il massimo organo continentale, il Parlamento Europeo, ha deciso di prendere provvedimenti. Un’idea dello spreco? Secondo i dati FAO, considerando il cibo buono che viene gettato solo in Italia, si potrebbe dare da mangiare ad una popolazione grande quanto quella della Spagna. Un terzo del cibo prodotto in tutto il mondo finisce nell’immondizia, con una media di 179 chili all’anno per ogni europeo. Se voi non gettate mai cibo buono in casa vostra e questo dato vi sembra strano, basti pensare a quanti pasti cotti e non consumati vengono gettati nei fast food, nei take away, o al pane che viene gettato dai panifici a fine giornata. Il problema inoltre non è solo il gesto in sé, ma la quantità di materiale che va perduto. Per materiale si intende l’acqua (solo in Italia si spreca tanta acqua da riempire per un decimo il Mar Adriatico), ma anche suolo ed energia. Secondo i dati di Last Minute Market, il cibo più sprecato sono i latticini, di cui circa un terzo (il 32%) non viene consumato. A seguire troviamo la carne, le uova, pasta, pane e pesce, per uno spreco pro-capite quantificabile in quasi 1.700 euro l’anno. Per questo l’UE ha deciso di dedicare il 2014 alla lotta agli sprechi e sta progettando sin da ora delle direttive, che entreranno in vigore tra due anni, per tentare di ridurre questa piaga sociale.Con il voto in aula a Strasburgo arriva a compimento un lavoro iniziato oltre un anno fa, quando a Bruxelles è stata approvata la dichiarazione congiunta contro lo spreco, grazie all’iniziativa di Last Minute Market, ed è partito il percorso istituzionale che ha segnato adesso un notevole salto di qualità: la più importante istituzione europea ha assunto ufficialmente il tema dello spreco alimentare come questione centrale nella sua agenda. A questo punto il Parlamento europeo ha fatto la sua parte e la Commissione è chiamata a definire una strategia vincolante per i 27 Paesi, in grado di promuovere azioni concrete contro lo spreco di alimenti, a partire dall’istituzione del 2014 Anno europeo contro lo spreco alimentare ha spiegato Salvatore Caronna, parlamentare europeo che ha avviato la battaglia insieme ai suoi colleghi. Le strategie non sono state rese note, ma è chiaro che tutto comincia da una campagna di informazione per far rendere coscienti le persone del delitto che stanno compiendo.

D. V.