Gli alberi
11:07 Posted In Alberi Edit This 0 Comments »C'era una volta...... penserete un re amici dell'ambiente, no.. no.. sono altri i pensieri che oggi ci riempiono la mente. C'era una volta una bellissima campagna piena di strade alberate, filari di Gelsi, Querce, Olmi, Platani e chi più ne ha più ne metta. Un luogo ameno dove bisognava lavorare si sodo per strappare alla terra il dovuto, ma dove la saggezza contadina riempiva ancora le menti di gente semplice e fattiva. Una campagna ombrosa dove il richiamo alla contemplazione non era mai venuto meno per secoli, dove andar per viole in primavera era un qualche cosa in più del fare quattro passi, nasceva dal di dentro. Era la voglia di godere della natura, di respirare a pieni pomoni il risveglio primaverile. D'estate poi, sedersi ai piedi di qualche Quercia ombrosa e trovar riparo dal sol leone era come accarezare il tempo. Erano sempre loro, gli alberi, che con la loro rassicurante e maestosa bellezza ci parlavano della vita. Vecchi tronchi temprati dal tempo e dagli anni che dall'alto delle loro maestose fronde tutto osservavano, nel silenzio e nel profumo dei giorni. Gli alberi. Ma dove sono finiti gli alberi concittadini Annicchesi? Dove sono finite quelle secolari Querce che hanno accompagnato e ascoltato i passi dei nostri nonni e i nostri padri, quegli Olmi, quelle Querce la cui rugosa corteccia ti parlava di un tempo lontano, di calessi e di buoi, di guerre passate, di amori e cuori scolpiti tra le loro antiche rughe. Dove sono gli alberi? Quelle strade di campagna ombrose e silenziose, dove sono amici Annicchesi? La verità è che quegli alberi non ci sono più e con loro i nostri sogni. Sono stati abbattuti per 30 denari. Vivono solo nei nostri sogni, nei nostri cuori. Solo la nostra nostalgia li fa vivere, si loro rivivono, siamo noi che stiamo morendo, ci avveleniamo giorno dopo giorno per qualche soldo in più. Ci violentiamo per un'automobile più potente, un televisore più grande, un cellulare più recente. Ora la nostra campagna è ammutolita e ferita, agonizzante, e farfuglia una lingua straniera, ci parla di inquinamenti, di plastica, di liquami. E noi ancora non sappiamo ascoltare, giriamo la faccia da un'altra parte per non vedere, per non sentire quel grido che arriva dal profondo. Dove sono i nostri alberi? Quelli cortecce che accarezzavamo da bambini, ammirati e persi nella storia del tempo. Dove finiremo e cosa racconteremo ai nostri figli e nipoti quando ci chiederanno cosa abbiamo fatto noi per difendere una delle loro più importanti fonti di vita. Ci chiederanno, dove sono gli alberi amici Annicchesi, quelli che ci regalano l'ossigeno che respiriamo da millenni, all'alba di ogni nuovo giorno!
Daniele V.
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