Durban ultima chiamata

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Si è aperto il vertice ONU di Durban, in Sudafrica, con la presenza di oltre 100 capi di stato o di governo e 47 mila richieste di accredito, una partecipazione mai vista a queste conferenze. Sono atterrati 145 jet privati e si sono spostate 1350 limousine di lusso a noleggio al giorno. Costerà circa 200 milioni di dollari, e durante il suo svolgimento verranno consumati circa 41 mila di tonnellate di CO2, un ammontare pari all’emissione annuale del Marocco. Ma nonostante tutto questo ora bisogna muoversi, ed in fretta. Ma con realismo. Perché nessun pasto è gratis. Perché è vero che in gioco c’è il futuro del pianeta e quindi dell’umanità. Ma è altrettanto vero che passare dal concetto sacrosanto di “sviluppo sostenibile” alla sua traduzione in un modello economico che garantisca il raggiungimento di tenori di vita decenti nei paese emergenti e – ancora di più – in quelli ancora poveri o poverissimi ma riesca ad avere il consenso politico nei paesi ricchi non è affatto semplice. Ed è questo il nodo da sciogliere, come ha efficacemente detto il primo ministro indiano: “Il clima per i paesi in via di sviluppo è una questione di vita, per quelli industrializzati è una questione di stile di vita”. Guardiamoci negli occhi: l’obiettivo del contenimento dell’aumento della temperatura a non più di due gradi comporta, secondo la stragrande maggioranza degli scienziati, una riduzione delle emissioni di CO2 del 50% entro il 2050. Questo significa una riduzione molto grande delle emissioni per i paesi “ricchi” e un contenimento anche per i paesi emergenti, Cina in testa. Questi ultimi propogono allora che i paesi ricchi, che hanno cominciato a inquinare molto prima di loro, si impegnino a tagliare le emissioni di almeno il 25% già al 2020. Una proposta che vede i paesi ricchi, USA , CINA e INDIA in testa, ancora non disponibili. Obama ha parlato tanto ma non bastano le parole ci vuole anche il coraggio delle azioni. Ancora qualche anno e poi crisi finanziarie come quella che attanaglia il capitalismo in questi giorni, sembreranno bazzecole al confronto della lotta per la sopravvivenza. Quanto potremo aspettare ancora perche gli USA rinuncino ad un pò del loro benessere, la posta in gioco è la vita di questo pianeta.

D.V.

Supermercati

12:20 Posted In Edit This 0 Comments »

Avete presente il supermecato di fiducia...............
Sono sparite le vecchie botteghe di un tempo. Oggi si ingoia tutto. E’ questione di propaganda. Lasciata a tonnellate nelle cassette postali da extracomunitari con zainetti che percepiscono un centesino a foglio. Gli effetti della musica e delle luci faranno il resto nei gabbioni per galline dalle uova d’oro. Dentro questi gabbioni infernali anche la comunicazione è saltata. Non hai più con chi parlare. Non hai più la tua vecchia bottega di fiducia e il suo proprietario che garantiva per te. Oggi nessuno garantisce per niente, perchè persino le scadenze sono contraffatte concittadini Annicchesi. I clienti si classificano a carrelli. Un buon cliente ha carrelli grandi per spese settimanali e mensili. La sua fatica di andare a fare ogni giorno la spesa è irragionevole. Meno movimento e più freezer. Il principio è evitare il dispendio di energia muscolare. Nelle nostre case c’è tutto. Tutto quanto produce inquinamento e immondizia. La disintossicazione da assenza di cibo è sconosciuta, non la si tollera neanche per mezza giornata. L’educazione è impartita dai supermercati, non dalle politiche comunali e dalle Scuole. Sono loro i nuovi mediatori culturali. Meriterebbero premi speciali di riconoscimento per avere inventato nuovi linguaggi; la semiologia ignota fino a qualche decennio fa delle nuove forme di comunicazione. La nuova cultura lo esige. I costosi depliant illustrati a colori ci invitano a comprare a prezzi imbattibili pesce e patate, salsicciotti e formaggi, salumi e pizze, mozzarelle e prosciutti, stracchini e scamozze.Oggi, a quanto pare, i tempi di attesa si sono allungati. Non c’è tempo. Devi correre. L’invito al consumo non viene formulato una volta all’anno, ma più volte al giorno da parte dei supermercati. Apri la cassetta della posta e non hai da fare altro che accatastare montagne di materiale illustrativo. Nessuno paga per questa spazzatura che finisce ad aumentare le tonnellate di immondizia che paghiamo tutti i cittadini . Sempre diversi: tutti in concorrenza tra di loro. I postini si lamentano. Non hanno più dove infilare le lettere. Le celebrazioni gastronomiche cominciano a ottobre e finiscono a capodanno, poi intervengono quelle che seguono il carnevale, prima che la quaresima celebri le virtù dei piatti primaverili, delle primizie che puoi trovare tutto l’anno: dai pomodori invernali alle fave e ai piselli. Così puoi avere anche carciofi fuori stagione, spinaci e gelati, pesce e vitellini, agnelli prepasquali e leccornie di tutti i tipi. Alla faccia della quaresima. E, in ultimo, per pulire tutto (pentole e padelle, tegami e tegamini, ogni tipo di prodotto), detersivi di tutti i generi, persino di quelli che con una goccia ci fai una montagna di piatti e pentole. Buoni anche per il forno e la cucina, per la lavastoviglie e la cappa. Fai la spesa, raccogli i punti. Più compri più ti sarà dato. A suo tempo perchè i regali, oggetti dal valore quasi nullo, ci mettono un pò di tempo per arrivare. Ma la promessa del premio finale ti invoglia, ti educa a consumare. Il calendario conta. Una ciclicità di oggetti pagani venerati ritornano a seconda delle stagioni. Dopo il carnevale c’è la festa della mamma. Poi c’è quella del papà. Seguono pasqua e pasquetta, contornati da pellegrinaggi e arrosti alla carbonella. La carne si specializza e da vitello diventa “crasto” o rigorosamente castrato. E via di seguito fino a chiudere il cerchio con sfincioni e pizzette, arancine e uova di cioccolato, baci incartati con profezie o motti a sorpresa, e colombe, pasticci e pasticcini, torte e fuochi d’artificio dietro ogni nuovo supermercato che si inaugura. Ma nessuno protesta. Nessuno chiede ai proprietari dei supermercati di pagare una quota per l’immondezzaio a cui riducono i centri abitati dove i cittadini hanno l’abbaglio dei sogni negli occhi apparentemente aperti. Lor signori, i proprietari degli ipermercati, possono inquinare e non pagare. A loro non bada nessuno. Perchè, è chiaro, la gente che pensa con lo stomaco non può che avere una classe dirigente che parla con qualcosa che assomiglia a ques’organo, anche se ha un’altra funzione e d è collocata anatomicamente altrove. Questa è almeno la componente inconscia più ragionevole. Il resto è follia.
Daniele V.

Le montagne

12:08 Posted In Edit This 0 Comments »

Il vento s’è fatto strano, questo pomeriggio. Forse tra poco esce il sole. Guardando verso l’orizzonte, lontane, le montagne dell’Appennino sembrano solo un sogno lontano. E prolungando lo sguardo, andando lassù, lungo i sentieri, tra i boschi e la neve, ci sono altri paesaggi incantati, il silenzio e l’odore del vento. Le Alpi. Chissà quante volte anche voi amici avete sognato una passeggiata tra quei boschi. Ma ora non è il tempo delle passeggiate e del silenzio dei boschi. Ora è il tempo del vento che corre sfiorando i corridoi di alberghi nati morti, le funi immobili delle seggiovie sballottate dalla tormenta: stazioni di funivie fantasma, piene di immondizie, senz'anima viva intorno. Piste mai aperte che franano, piloni arrugginiti nel vento, persino dentro i parchi naturali. Nel dossier di Cipra Italia è tutto un rincorrersi ruderi che nessuno da 30 anni rimuove: a Pian Gelassa in Val Susa a due passi dal Sestrière, e all’Alpe Bianca, nelle Valli di Lanzo. Solo condomini vuoti, come ad Oropa, Albosaggia, Chiesa Valmalenco. Il rapporto sullo stato delle Alpi racconta e fotografa la devastazione delle montagne operata dal clima e dall’uomo. Un racconto che fa anche Mountain Wilderness: impianti in passivo e poi chiusi, clima sconvolto, italiani più poveri, e ferite come gli impianti di risalita costruiti nel nulla che continuano a sventrare le Alpi, da est a ovest. Senza pietà. Senza pudore. Il vento soffia ancora, tra quelle montagne ferite dal cemento, e sembra urlare la sua furia e il suo dolore tra gli aghi di pino ghiacciati e la neve che spesso non cade neppure più. In Veneto, in Lombardia, in Piemonte, nel nord efficiente e bene amministrato delle valli, si costruiscono da anni impianti sciistici persino a valle, là dove la neve non c’era neppure quando l’effetto serra non aveva ancora iniziato a sciogliere le nevi permanenti. L’assalto alla montagna incantata è sempre lo stesso: un pool di società che compra terreni, lanciando un bel progetto sciistico per rilanciare zone depresse. Il pubblico che interviene per incentivare lo sviluppo. E allora investimenti e sovvenzioni. Ed ecco nascere alberghi, seconde e terze case sui terreni che triplicano di valore, impianti di risalita. Poi, quando le cose non vanno, la gestione degli impianti, la solitudine e l’abbandono. Il resto sono ruderi e milioni e milioni di euro nel vento, come quelli per il collegamento appena approvato in Trentino fra San Martino e Passo Rolle nel parco di Paneveggio, o per il demanio sciabile da 200 milioni di euro dalla Val Seriana alla Valle di Scalve, pronto al varo nel parco delle Orobie, in provincia di Bergamo. Ma non è ancora abbastanza, il cemento sulle Alpi. Assindustria pensa ora a mega-resort turistici tra le cime più belle d'Italia due colossali alberghi a Malga Ciapela e Sappada, in un’area delle Dolomiti dove già ci sono migliaia di strutture ricettive. Lassù, in quella montagna incantata vagano confusi quei pochi che ancora pensano agli strumenti urbanistici come strumenti per valorizzare il territorio e non per sventrarlo. Persone che combattono una battaglia per i più perduta, ma non così per tutti. Anche qui, dove sembra non ci sia nulla da salvare, c'è ancora gente che non ci sta, gente che ci prova perchè in ballo c'è il nostro futuro. La nostra vita.

D. V.

Gli alberi

11:07 Posted In Edit This 0 Comments »

C'era una volta...... penserete un re amici dell'ambiente, no.. no.. sono altri i pensieri che oggi ci riempiono la mente. C'era una volta una bellissima campagna piena di strade alberate, filari di Gelsi, Querce, Olmi, Platani e chi più ne ha più ne metta. Un luogo ameno dove bisognava lavorare si sodo per strappare alla terra il dovuto, ma dove la saggezza contadina riempiva ancora le menti di gente semplice e fattiva. Una campagna ombrosa dove il richiamo alla contemplazione non era mai venuto meno per secoli, dove andar per viole in primavera era un qualche cosa in più del fare quattro passi, nasceva dal di dentro. Era la voglia di godere della natura, di respirare a pieni pomoni il risveglio primaverile. D'estate poi, sedersi ai piedi di qualche Quercia ombrosa e trovar riparo dal sol leone era come accarezare il tempo. Erano sempre loro, gli alberi, che con la loro rassicurante e maestosa bellezza ci parlavano della vita. Vecchi tronchi temprati dal tempo e dagli anni che dall'alto delle loro maestose fronde tutto osservavano, nel silenzio e nel profumo dei giorni. Gli alberi. Ma dove sono finiti gli alberi concittadini Annicchesi? Dove sono finite quelle secolari Querce che hanno accompagnato e ascoltato i passi dei nostri nonni e i nostri padri, quegli Olmi, quelle Querce la cui rugosa corteccia ti parlava di un tempo lontano, di calessi e di buoi, di guerre passate, di amori e cuori scolpiti tra le loro antiche rughe. Dove sono gli alberi? Quelle strade di campagna ombrose e silenziose, dove sono amici Annicchesi? La verità è che quegli alberi non ci sono più e con loro i nostri sogni. Sono stati abbattuti per 30 denari. Vivono solo nei nostri sogni, nei nostri cuori. Solo la nostra nostalgia li fa vivere, si loro rivivono, siamo noi che stiamo morendo, ci avveleniamo giorno dopo giorno per qualche soldo in più. Ci violentiamo per un'automobile più potente, un televisore più grande, un cellulare più recente. Ora la nostra campagna è ammutolita e ferita, agonizzante, e farfuglia una lingua straniera, ci parla di inquinamenti, di plastica, di liquami. E noi ancora non sappiamo ascoltare, giriamo la faccia da un'altra parte per non vedere, per non sentire quel grido che arriva dal profondo. Dove sono i nostri alberi? Quelli cortecce che accarezzavamo da bambini, ammirati e persi nella storia del tempo. Dove finiremo e cosa racconteremo ai nostri figli e nipoti quando ci chiederanno cosa abbiamo fatto noi per difendere una delle loro più importanti fonti di vita. Ci chiederanno, dove sono gli alberi amici Annicchesi, quelli che ci regalano l'ossigeno che respiriamo da millenni, all'alba di ogni nuovo giorno!

Daniele V.

Passeri

11:03 Posted In Edit This 0 Comments »

Dove sono i passseri, piccoli compagni della nostra vita............................

Sinceramente non è la prima volta che osservando il cortile di casa mia, un tempo allietato da decine di passeri, noto un triste silenzio. I passeri sono sempre più rari. In questi giorni di freddo intenso ho posato, come di consueto, un pò di briciole di pane su un trespolo che anni fa ho sistemato in fondo al cortile, nel luogo più tranquillo. Ma di passeri ne ho visti ben pochi. Qualche merlo, un paio di tortore e niente più. Solo una decina di anni fa quelle briciole sarebbero state divorate in poche ore, ora giacciono ammuffite e tristi sul trespolo deserto. In effetti, se fate attenzione quando passeggiate per il paese o nella campagna, si vedono sempre più colombi, tortore o gabbiani ma sempre meno passeri. Il motivo? Sinceramente non lo so, ma ho intenzione di approfondire il tema. Temo però quello che potrei scoprire, temo che la scomparsa progressiva di questi nostri piccoli amici sia da imputarsi a questo inquinamento selvaggio che nessuno risparmia, tanto meno i più indifesi. Da sempre i passeri convivono con l'uomo, negli insediamenti urbani come nelle zone a coltivazioni agricole, dove si sono adattati fino a divenire una specie nociva per l'agricoltura. Oggi però lo scenario è cambiato: preoccupazione è stata espressa in questi ultimi anni dai ricercatori e dalla gente comune sulla riduzione dei passeri sia nelle aree rurali che nelle città, tanto che specie come la Passera europea e la Passera mattugia sono attualmente classificate da BirdLife International come 'Spec 3', ossia specie in declino a livello europeo. Quali sono i motivi della crisi, e quali le soluzioni possibili per fronteggiare questo preoccupante fenomeno? Per rispondere a questi interrogativi la LIPU-BirdLife Italia, la Provincia di Pisa e lUniversita di Pisa, hanno organizzato un studio che coinvolge l'Europa intera. Certamente è buona cosa studiare il fenomeno ma temo che il rimedio rimarrà sulla carta come tante, troppe altre volte. Temo pure che presto il nostro cielo diventerà desolatamente vuoto e la colpa come sempre sarà anche nostra che non facciamo nulla per salvaguardare questi nostri compagni di viaggio, che nulla sanno di pesticidi, diabrotica e ogm. Loro vivono come natura comanda, siamo noi, che non ci adattiamo. La combattiamo, la modifichiamo, la usiamo per i nostri scopi sacrificando piano piano la vita di tanti animali che assieme a noi, sotto lo stesso cielo, sono arrivati fino a qui sfidando il tempo. Sarebbe triste se dopo il progressivo declino delle nostre amate rondini pure i passeri dovessero scomparire. Voglio come mia consuetudine lasciare qui oggi una celebre frase che un capo indiano "Toro Seduto" profetizzò 150 anni fa dopo lo sterminio dei cervi sulle sue montagne ad opera della deforestazione posta in atto dagli uomini bianchi causa la costruzione della ferrovia; Questo profetizzava Toro Seduto "........Ciò che accade ora agli animali presto accadrà agli uomini".

Daniele V.

Implosione

10:16 Posted In Edit This 0 Comments »

Non so se siamo arrivati all'apice dello sfruttamento del pianeta ma credo ci siamo molto vicini amici, molto. Le risorse si stanno velocemente esaurendo mentre sullo sfondo la Cina e gli Stati uniti stanno combattendo una feroce battaglia planetaria per accaparrarsi gli ultimi giacimenti, le ultime risorse. Una battaglia cruenta che non passa dai giornali e dalle TV, una battaglia fatta di sfruttamento, guerre fratricide a danno dei paesi più poveri, ignari della posta in gioco. Grandi cambiamenti stanno avvenendo in molte parti del mondo, nazioni che reclamano la loro fetta di benessere. Si credo siamo giunti alla fine dell'espansione amici dell'ambiente, presto imploderemo, all'inizio lentamente poi sempre più velocemente. Siamo 7 miliardi di essere umani e gli scienziati di tutto il mondo sono concordi sul fatto che non arriveremo mai a 10. Molti moriranno prima. Carestie e guerre decreteranno il limite di crescita in 9 miliardi o poco più, non ci sarà mai più una rivoluzione verde, mai più petrolio, silicio, uranio. Senza energia saremo costretti a fermarci, il petrolio sprigiona un'energia di 10 KWh per ogni KG, per ottenere la stessa energia occorrono almeno 3 KG di legna oppure 15 M2 di pannelli fotovoltaici in funzione per un'intera giornata in un giorno d'estate. L'etanolo sta distruggendo le risorse alimentari mondiali. Per far funzionare un'automobile (ad etanolo) che percorra in media 20.000 KM (15Km con 1 litro "media") all'anno occorrono 1300 litri di combustibile ottenibili con circa un ettaro di ottimo suolo agrario. Solo in Italia abbiamo circa 37 milioni di automobili ed i conti sono subito fatti; in Italia il suolo agrario comprensivo delle pietraie montane è pari a30 milioni di ettari! Obbiettivo irrealizzabile. Mettere in competizione i motori con le bocche da sfamare non sembra una buona idea amici del GVA. La soluzione energetica miracolosa non esiste anche se qualcuno gioca con notizie ottimistiche quanto irreali, se non addirittura costruite. L'unica via d'uscita è fare un passo indietro, fare le stesse cose con meno energia, un progetto svizzero si pone di abbassare di due terzi la potenza di energia dei propri cittadini portandola a 2000 W pro capite senza tuttavia danneggiare la qualità di vita. Presto imploderemo, sarà inevitabile con questo trend, quanti sono coscienti dei propri consumi, in un solo anno quanti KW ora, quanti metri cubi di gas, quanti litri d'acqua? I contatori sono una delle cose più importanti in questi tempi ma sono nascosti, lontano dai nostri occhi. Le unità di misura sono simboli sconosciuti ai più. La percezione della catastrofe imminente non è ancora nelle menti, mentre l'implosione si avvicina sempre più rapidamente, sarà questione di pochi decenni poi sarà troppo tardi. Non sarà la "solita" crisi, no, questa volta non lo sarà.

D. V.

Costi inquinamento

10:45 Posted In Edit This 0 Comments »

Lo sapevate che l'inquinamento ha un costo per ognuno di noi? Si amici del GVA, e questo costo è ben noto alla comunità Europea. Ognuno di noi, ogni anno, dove pagare una “bustarella” da 300 euro. Una bustarella fatta smottamenti, alluvioni, malattie, temperature impazzite, una vita insalubre. Il calcolo di quanto ci costa l’inquinamento prodotto dalle diecimila aziende europee più inquinanti l’ha effettuato l’Agenzia Europea per l’Ambiente che ha calcolato tra 122 e 191 miliardi il costo delle loro emissioni nel solo 2010. Ciò che ci fa ancora più orrore è che circa la metà di questo peso già di per sé insostenibile proviene da appena 191 strutture, a cui verrebbe voglia di chiedere i danni. Il rapporto, intitolato “Rivelazione dei costi dell’inquinamento atmosferico provocato dagli impianti industriali in Europa”, è stato condotto dal team della professoressa Jacqueline McGlade che ha spiegato: "La nostra analisi rivela gli elevati costi causati da inquinamento da centrali termiche ed altri impianti industriali di grandi dimensioni. I costi stimati sono calcolati utilizzando emissioni indicate dagli stessi impianti (figuriamoci quelli reali). Utilizzando gli strumenti impiegati dai decisori politici per valutare danni alla salute e l’ambiente, ci ha rivelato alcuni dei costi nascosti di inquinamento. Non possiamo permetterci di ignorare questi problemi. Dunque ciò significa che anche se il costo già di per sé è alto, potrebbe anche rivelarsi maggiore se le aziende avessero mentito sulle loro reali emissioni. Le attività più inquinanti sono ben note: raffinerie, centrali elettriche, alcuni attività industriali ed agricole ed in generale tutte quelle aziende che prevedono processi di combustione. Inoltre sono stati tenuti fuori i costi dovuti al trasporto comune dei cittadini, che è stato dimostrato essere il settore più inquinante al mondo, e le emissioni domestiche. Insomma, quella mazzetta da 300 euro a testa che dovremmo all’ambiente sicuramente è più pesante, e dovrebbero pagarla prima di tutto i Paesi più inquinanti (Germania, Polonia, Francia, Gran Bretagna e Italia). Esiste una crisi ben peggiore di quella finanziaria in atto amici dell'ambiente, ma sembra che nessuno se ne accorga....ancora!

Daniele V.

Razionalità

08:50 Posted In Edit This 0 Comments »

Nell’era dello strapotere economico abbiamo l’impressione di essere razionali, ma se osserviamo la nostra vita quotidiana è così? Compriamo quel vestito o quelle scarpe perché lo dice la pubblicità, ce ne innamoriamo follemente e dopo poche settimane non ci va più. Compriamo automobili al di sopra delle nostre possibilità ben sapendo che si deprezzeranno. Sperperiamo in mille oggetti inutili un fiume di denaro. L’economia non può dare un prezzo a tutto. L’economia di un profugo delle isole Carteret costretto a lasciare la propria isola per l’aumento del livello del mare, quanto vale? La sofferenza degli anziani durante le ondate di calore del 2008 e 2009, quanto valgono? La perdita dei ghiaccia delle nostre montagne?La degradazione della nostra salute causa dell’esposizione a un ambiente altamente inquinato? Occorre un salto di paradigma amici dell’ambiente, che non può arrivare solo dal dominio economico e finanziario, ma deve emergere dalla nostra sfera culturale e ecologica. L’uomo ha bisogno di narrazioni. La bio-sfera è prima di tutto bellezza e qui non ci piove. Quelle struggenti sensazioni che si provano di fronte ad una vallata incontaminata, ad una spiaggia corallina, alla bellezza di un animale selvatico. È difficile pensare di essere spettatori felici in un mondo sterile, inquinato, con acque putride su un pianeta senza vita. La vita che ci è stata donata su questa terra è finalizzata anche alla contemplazione delle meraviglie che si dipanano sotto i nostri occhi, da quelle incredibili ed uniche combinazioni che le nuvole, la luce, il vento, la neve, i ghiacci, le stagioni, le montagne, gli oceani, le foglie, le erbe, i funghi, gli insetti, gli animali, i pesci, gli uccelli ci regalano allorchè riusciamo a distogliere per un attimo lo sguardo dal disastro ambientale oggi in atto. E l’emozione diventa di una bellezza inaudita quando pensiamo che tutto questo avviene da milioni di anni, si perde nella notte dei tempi. Può capitare che per qualche attimo ci si scopra vicini al grande segreto della vita. Questa è la vita amici miei, quella che ogni giorno io sogno.

D. V.

Acqua piovana

07:39 Posted In Edit This 0 Comments »




E’ vero che il disastro appena capitato a Genova è stato improvviso e di certo non ci si poteva attendere che una pioggia di poche ore distruggesse parte della Liguria prima e poi proprio la città di Genova dopo, ma ogni volta che accadono queste tragedie torniamo a parlare di disastro inevitabile. Questo è vero solo in parte, visto che l’Italia è tutta soggetta ad eventi del genere, e non si prendono mai contromisure per evitarle. Un’idea che potrebbe essere quella di sfruttare i tetti, grazie alla loro intrinseca capacità di “raccolta” convogliare e immagazzinare l'acqua piovana. L’acqua così raccolta può essere utilizzata per tantissime finalità come l’irrigazione dei campi, per gli scarichi, per lavare i pavimenti o per innaffiare il giardino, ma soprattutto si evita che finisca in strada dove, aggiunta al resto dell’acqua che cade sull’asfalto, rende le vie cittadine pericolosissime. Basta infatti che questi tetti, che già oggi sono muniti di grondaia, siano collegati ad una cisterna anziché far scaricare l’acqua in strada, ed il gioco è fatto. E’ importante considerare la raccolta di acqua piovana durante la pianificazione e la progettazione delle città, in quanto è una fonte d’acqua alternativa con diversi usi, può anche essere usata per risparmiare l’acqua potabile. Per questo è importante progettare i tetti nel modo corretto. Secondo i ricercatori i migliori sono quelli piani e spioventi, come quelli in metallo o in plastica, meglio di quelli ruvidi o in ghiaia perché hanno meno rugosità (e dunque minor perdita) e sono migliori in termini di qualità fisiche e chimiche. Certo, in questo modo quest’acqua non potrà mai essere considerata potabile amici dell'ambiente, ma almeno sarà utilizzabile per altre funzioni. Tra qualche anno l'acqua potabile sarà una “merce” rara e chi, potendo, avrà pensato al futuro interrando una cisterna , sarà al riparo da probabili carestie.

D.    V.

Abbandono di rifiuti

12:47 Posted In Edit This 0 Comments »

Una settimana da incubo per quanto concerne l'abbandono di rifiuti amici del GVA. Domenica 19 si inizia con la prima segnalazione, veniamo avvisati che in un campo incolto in fregio alla SP57 Annicco-Paderno sono presenti decine di batterie esauste. Arriviamo sul posto muniti di stivali e macchina fotografica e scoprimo immediatamente che la segnalazione era si esatta, ma le batterie, di varie tipologie, fatta una conta sommaria arrivano al considerevole numero di 200. Molte erano state buttate alla rinfusa una sopra l'altra, depprecabile soluzione visto che molte si sono rotte e rovesciate, rilasciando nel campo gli acidi contenuti al loro interno. Un gesto inqualificabile che va a peggiorare una situazione ambientale già precaria visto il vasto inquinamento dall'acqua e del suolo cui questo pezzo di pianura è soggetta da tempo. Non secondari risulteranno i costi di smaltimento in discarica, l'unica nota positiva per l'amministrazione Padernese risulterà il conferimento in discarica visto che se ne farà carico il Gruppo Verde. Lunedì 20 ci vengono segnalati sacchi di immondizia nella roggia "Cavallina" lungo la strada che porta alla cascina "Talamazzo". Prontamente recuperati e conferiti in discarica dopo il consueto differenziamento. Ieri 22 Novembre altra segnalazione, ritrovati 18 sacchi di indumenti nella roggia "Stanghina" nel tratto che costeggia la strada comunale Annicco-Luignano. Giunti sul posto scopriamo che oltre ai sacchi di indumenti (tutti ancora sigillati, probabilmente donati dalla Caritas ai soliti ignoti-noti) ci sono sacchi contenenti le innumerevoli, immancabili bottiglie di birra (quasi un centinaio in sei sacchi) e rifiuti casalinghi, oramai immancabili. Domani riposo, o almeno speriamo visto che oggi non ci sono pervenute nuove segnalazioni. Un fenomeno questo dell'abbandono indiscriminato di immondizia che non sente flessioni, non è tutta colpa degli extra comunitari è chiaro ma la maggior parte delle volte questi rifiuti hanno una chiara "carta di identità" extracomunitaria. Se non cercheremo un dialogo con queste persone, se non le indirizziamo verso comportamenti  civici, più rispettosi dell'ambiente, difficilmente riusciremo a debellare questi comportamenti. Continuare a recuperare immondizia senza intervenire ed investire sulla "cultura civica" non ci porterà da nessuna parte amici miei.

D. V.

festa dell'albero

04:59 Posted In Edit This 0 Comments »
La Giornata Nazionale dell’Albero nasce con l'obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del patrimonio arboreo e boschivo mondiale ed italiano per la tutela della biodiversità, il contrasto ai cambiamenti climatici e la prevenzione del dissesto idrogeologico. In occasione del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia quest'anno la Giornata Nazionale dell'Albero era dedicata alla storia d’Italia attraverso gli alberi e i boschi come testimoni di memorie e avvenimenti storici. Nel corso del mese di novembre le piogge che si sono abbattute sul nostro Paese, provocando frane, smottamenti, allagamenti di intere città e purtroppo anche alcune vittime, hanno mostrato ancora una volta come l'incuria del territorio, il disboscamento di intere montagne causato dal taglio illegale degli alberi o dai numerosi incendi aggravino gli effetti già pesanti dei fenomeni atmosferici e dei loro mutamenti. Nei recenti tragici eventi che hanno colpito la Liguria e la Toscana un volontario, Sandro Usai, ha sacrificato la propria vita per prestare soccorso ad alcuni cittadini di Monterosso in pericolo a causa dell'alluvione. Pertanto il Ministero dell'Ambiente e il Ministero dell'Istruzione, dell’Università e della Ricerca hanno deciso di dedicare la prossima Giornata dell'Albero alla giovane vittima insignita della Medaglia d’oro al Valore Civile, a tutte le vittime delle alluvioni e agli “angeli del fango” che, lasciando tutto, sono corsi ad aiutare le popolazioni colpite dalle alluvioni.

Ministero dell'Ambiente

D. V.

Referendum disatteso

03:56 Posted In Edit This 0 Comments »

Ci uniamo alla protesta del comitato "acqua pubblica" contro questa scelta che vanifica la volontà degli italiani. Un chiaro esempio di come la politica concepisca il suo ruolo all'interno della democrazia, da servitori della nazione a padroni del nostro futuro. Una scelta inaccettabile quella della provincia di Cremona di aprire le porte al settore privato, in chiaro contrasto da quanto stabilito dal referendum.
D. V.