Il pettirosso

10:40 Edit This 0 Comments »




 Ho scrutato per giorni le siepi intorno a casa cercando, inutilmente, quelle piccole piume color arancio, niente. Quest'anno anche lui non ce la fatta. Come le Pavoncelle, i Tordi, le Cesene e molti altri, sono stati cancellati. Si amici sto parlando del Pettirosso. Alcuni di voi si chiederanno dove è finito quell'uccellino che in inverno veniva a mangiare proprio fuori casa, sul davanzale della finestra. Ebbene, "quel" pettirosso se ne è andato. Forse per sempre. Vittima pure lui della caccia, dei troppi insetticidi e della famigerata "AVIARIA". Nessuno parla più di questa infezione ma ciò nonostante questo virus è sempre attivo, e  stermina anno dopo anno milioni di uccelli. Certo, il pettirosso è solo un piccolo uccellino, che sarà mai la sua perdita. E' vero, nessuno lo piangerà, molti, troppi non si sono nemmeno accorti della sua assenza. Sono quelli che hanno mille problemi ben più assillanti per la testa: i regali del Natale, la settimana bianca, il cellulare di ultima generazione. Non abbiamo più tempo per le piccole cose come la vita. Ma dove siamo arrivati amici, una sola generazione è bastata a distruggerne mille. Mi tornano alla mente le parole di quel grande capo indiano "Toro Seduto", benchè non conoscesse internet e la matematica così professava due secoli fa "Quello che ora accade ora agli animali assai presto accadrà agli uomini", nella sua saggezza consapevole che gli uni dipendono indissolubilmente dagli altri. Che diremo a figli e nipoti quando ci chiederanno perchè "loro" non possono ammirare queste piccole, forti e dolcissime ali? Che il tempo ci perdoni.........................

D.V.

Rifiutiamo?

12:36 Edit This 0 Comments »




La raccolta e lo smaltimento dei rifiuti sono un grande problema in Italia: all’estero riciclano, riusano, differenziano; noi non riusciamo neanche a smaltirli. Per cambiar passo nel 2007 è stato istituito il “fondo per la promozione degli interventi di riduzione e prevenzione della produzione di rifiuti e per lo sviluppo di nuove tecnologie di riciclaggio”. Meritoria iniziativa. Solo che – come racconta un rapporto della Corte dei Conti – i 69 milioni di euro stanziati tra 2008 e 2012 per risolvere questo problema cronico delle città italiane, stati usati non per lo scopo previsto, ma soprattutto per altro: precisamente, per le gestioni commissariali della Protezione Civile nelle emergenze “Napoli”, “Laguna di Orbetello” e “Palermo”. Provvedimenti d’urgenza, firmati dall’allora Presidente del Consiglio. Di questo fondo, fino al 2011 – nel 2012 qualche cosa è stato fatto – il ministero dell’Ambiente sembra essersi quasi dimenticato: spiega il rapporto che non è mai stato pubblicato un bando per assegnare le risorse, forse perché altrimenti qualche amministratore locale avrebbe fatto domanda. E per due anni ci si è dimenticati pure di deliberare come usare quelle risorse. Il rapporto è nelle mani dei Presidenti di Camera e Senato e del Presidente del Consiglio. Speriamo che non diventi l’ennesimo rifiuto da buttare via. Perché in Italia dobbiamo buttar via qualcos’altro.
Fonte (C. Cipiciani)
GVA

Presepe lotteria 2013

10:42 Edit This 0 Comments »
Alcune fotografie del nostro presepe , primo premio della lotteria "Natale 2013"

Si ricorda che l'estrazione avverrà venerdì 6 Dicembre









Arrivederci a tutti.

Il Vallo di Diano

10:56 Posted In Edit This 0 Comments »
C'è un posto in questo bistrattato paese dove un manipolo di ecologisti si oppone al nostro progresso, gente invidiosa a cui il nostro benessere da fastidio. Questo posto (ancora una volta) sta al sud in provincia di Salerno, nel Vallo di Diano. Qui qualche mese la Shell ha chiesto di poter effettuare una trivellazione esplorativa; sembra che in quella zona ci sia petrolio. La Federpetroli è entusiasta. Gli imprenditori sono felici per le possibilità di affari che si apriranno. Ma come sempre c’è chi dice no: popolazioni e amministrazioni comunali del luogo. I soliti disfattisti nemici del progresso che dicono no a tutte le occasioni di sviluppo o che pretendono di averle ma tenendo gli effetti spiacevoli (inceneritori, aeroporti, ecc..) lontani dal cortile di casa. I soliti italiani. Ma che saranno mai un po’ di trivellazioni a 4 mila metri di profondità? Non favorirebbero il ricambio d'aria? Certo, ci sarebbe quello studio geologico che evidenzia che nell’area c’è una preziosa falda acquifera, che quasi certamente collasserebbe a causa delle trivellazioni. Le solite esagerazioni da geologici di provincia. Certo, il Vallo di Diano è un’area protetta, una delle 350 inserite nella rete delle Riserve della biosfera del Mab-Unesco. Fa parte del Parco nazionale del Cilento. Dal 1998 è considerato dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità. Ma chi se ne importa, non sono forse quisquilie di fronte al progresso?  Pensate che qualcuno ha la sfaciataggine di asserire che il vero petrolio di quel territorio è quello che sta in superficie, sono i boschi, l’agricoltura biologica, le montagne, il paesaggio naturale e antropico frutto di una evoluzione plurimillenaria. Per molti, troppi, quel qualcuno è un fesso. Un perditempo che non ha niente di meglio da fare che lanciare cassandre. Però che bello essere fessi di tanto in tanto.

D.V.

Il tempo che verrà

11:05 Posted In Edit This 0 Comments »
Se venissero confermate le ipotesi calcolate da un gruppo di ricercatori americani, francesi, britannici ed ecuadoriani, pubblicate su Nature, quando i ghiacciai si scioglieranno definitivamente si potrebbero perdere dall’11 al 38% delle specie animali che vivono in quella zona. Molto spesso queste rischiano l’estinzione perché vivono solo in quelle aree, e scomparse quelle popolazioni non ce ne sarebbero altre “di riserva” altrove. Ciò che resta da capire è quando avverrà questo fenomeno. È sorprendente che malgrado la conservazione della biodiversità acquatica sia considerata una priorità l’effetto del ritiro dei ghiacciai sulla biodiversità dei corsi d’acqua sia stata fino ad ora trascurata afferma uno dei ricercatori. L’analisi è stata effettuata su diverse catene montuose, dalle Alpi alle Ande, fino all’Alaska. Tutte zone in cui si calcola che ci sarà la possibilità di perdere dal 30 al 50% dei ghiacciai, con una conseguente perdita dalle 9 alle 14 specie endemiche dell’area. Senza calcolare i danni agli esseri umani che nel migliore dei casi ci rimetterebbero il lavoro (il turismo sarebbe impossibile e lo sci solo un ricordo), ma nella maggior parte sarebbero costretti a traslocare in quanto verrebbe a mancare l’acqua che gli permette di vivere. Una catastrofe che, almeno per quanto riguarda gli animali, vedrebbe nell’Italia proprio una delle principali zone colpite.     Ci sono diversi casi di estinzione locale in Italia. Per esempio alcune specie di Diamesa (un insetto) che erano presenti sull’Appennino negli anni Settanta del secolo scorso, sono sparite insieme al ghiacciaio del Gran Sasso, quasi scomparso ha affermato Valeria Lencioni, conservatore della Sezione di Zoologia degli Invertebrati e Idrobiologia del Museo Tridentino di Scienze Naturali di Trento, intervistata da Repubblica. La speranza, come spiega la dottoressa, è che queste specie possano spostarsi ed adattarsi in altri luoghi. Ma è chiaro che non tutte saranno in grado di farlo, e più rapidamente avverrà il fenomeno, tanto meno saranno le specie che riusciranno ad adattarsi. Che dire amici che non abbiamo ancora detto.........................

D.V.

Tecnologia pulita

10:44 Posted In Edit This 0 Comments »
Si lo sappiamo, non è una novità, ma almeno ora è tutto certificato nero su bianco. Se volessimo cercare i Paesi che utilizzano maggiormente le tecnologie pulite, dovremmo guardare a Nord. Non nel Nord Italia, ma nel Nord Europa. Secondo una ricerca congiunta del Cleantech Group e del WWF, è la Danimarca, seguita da Israele, Svezia e Finlandia, la nazione più green del mondo da questo punto di vista. La classifica, consultabile liberamente sul sito ufficiale, prende in considerazione l’apporto delle tecnologie pulite allo sviluppo industriale. Per questo motivo i Paesi asiatici, che si stanno sviluppando a tassi anche dieci volte superiori ad alcuni Paesi Occidentali, rimangono indietro in questa graduatoria, in quanto le tecnologie pulite spesso vengono utilizzate come seconda scelta. Per stabilire quali sono i Paesi più attenti a queste scelte, sono stati presi in considerazione 15 diversi indicatori, riassumibili nella creazione e commercializzazione delle tecnologie verdi, il potenziale di utilizzo rispetto alla dimensione economica di ogni singolo Stato, ed i piani a medio termine, cioè la commercializzazione a 10 anni. Il motivo per cui questi quattro Paesi si trovano al top è che le loro economie sono relativamente piccole rispetto magari a quelle di colossi come gli Stati Uniti o la Germania, e forse per questo le innovazioni tecnologiche risultano più presenti che in altri posti, ma in ogni caso va riconosciuto che queste nazioni sono sempre più avanti rispetto alle altre quando si tratta di queste novità. Questa la top 10: Danimarca, Israele, Svezia, Finlandia, Stati Uniti, Germania, Canada. Corea del Sud, Irlanda e Regno Unito. L’inquinantissima Cina dopotutto non fa male, attestandosi al tredicesimo posto davanti alla “rinnovabile” Olanda che però paga il basso sviluppo industriale, mentre tra i Paesi più industrializzati l’Italia è come sempre nelle ultime posizioni, per la precisione al ventisettesimo posto su 38, considerando che dopo di noi ci sono Paesi che non hanno nemmeno la metà della nostra capacità industriale come Sudafrica, Messico e alcuni Paesi dell’Est, con la Russia che chiude all’ultimo posto.

D.V.

Plastica vegetale?

10:40 Posted In Edit This 0 Comments »
Da anni il mondo scientifico cerca un sostituto del petrolio per la produzione di plastica, materiale tanto necessario nel mondo moderno quanto inquinante. Tra i vari tentativi ve ne segnaliamo uno molto interessante che proviene dall’Olanda. Più precisamente dall’Università di Utrecht, dove un gruppo di ricercatori ha scoperto come sia possibile produrre etilene, propilene e butadiene, la base della plastica, direttamente dalle piante.  Siamo partiti da molecole di ferro perché sappiamo che sono molto efficienti nel catalizzare la trasformazione dei gas in etilene, propilene e butadiene. Poi, per superare i problemi di instabilità di queste molecole, le abbiamo unite a nanoparticelle non reattive così da renderle molto più resistenti ha spiegato Krijn de Jong, a capo del progetto, sull’articolo comparso su Science. Utilizzando dunque nanofibre di carbonio, monossido di carbonio e idrogeno, i ricercatori sono riusciti a “tradurre” il 65% della miscela in quei tre composti che sono le “fondamenta” del materiale plastico. Il procedimento non è nuovo, ma è quasi un secolo che team di chimici ci provano a renderlo efficiente. Loro sono riusciti ad ottenere risultati migliori degli altri, con il tasso di efficienza più elevato mai ottenuto. Ancora però, ci tengono a sottolineare gli studiosi, ci vorrà tempo finché il processo venga migliorato, reso remunerativo e dunque arrivare a produrre la plastica che finisce nelle nostre case, ma almeno è il primo e, di solito, il più difficile passo. Inoltre, aspetto non da poco, questi materiali naturali sono in grado di biodegradarsi, ottenendo così un impatto nullo sull’ambiente. In questo modo, spiegano i ricercatori, c’è la speranza che il petrolio venga definitivamente soppiantato per far spazio a queste bioplastiche che sono uno dei principali campi di studio di molte università oggi, basta che però non si finisca con il deforestare intere aree verdi per ottenere la materia prima, altrimenti non ci avremo guadagnato un bel nulla amici dell'ambiente!

D.V.

Eco-speed

03:50 Posted In Edit This 0 Comments »
Con la benzina che ormai arriva a sfiorare i due euro al litro urge un cambiamento di abitudini nell’uso dell’automobile. Vi abbiamo parlato tante volte dei metodi di guida ecologica, ma un po’ perché ormai si possono avere delle cattive abitudini, un po’ per la difficoltà di ricordare tutte le regole, fatto sta che, alla fine, si torna a guidare in maniera scorretta consumando un sacco di carburante. Per questo a breve per tutti gli smartphone arriverà un’applicazione per il risparmio del carburante che non vi lascerà più scuse. Si chiama EcoSpeed, è già disponibile una demo sul sito ufficiale ed uscirà a marzo per iPhone, Android e Windows Phone. Secondo quanto pubblicizzato sul sito degli sviluppatori, quest’applicazione vi permetterà di risparmiare fino al 30% di carburante, quasi un terzo, con dei piccoli suggerimenti per migliorare lo stile di guida attraverso le più moderne tecnologie. Qualche esempio? EcoSpeed rileverà i segnali di stop e vi avviserà in anticipo di cominciare a rallentare anziché frenare all’improvviso una volta arrivati alla striscia bianca; vi avviserà se state superando i limiti di velocità, traccerà il percorso più efficiente per raggiungere la vostra destinazione utilizzando Google Maps, e tramite il GPS del telefono permetterà il monitoraggio completo del vostro stile di guida, fornendo, alla fine del viaggio, i consigli su come risparmiare carburante la prossima volta. Inoltre EcoSpeed permette di personalizzare alcuni parametri, come ad esempio programmare se prediligere il consumo di carburante o la velocità del viaggio, in modo da non prendere la strada più lunga ma meno trafficata quando avete fretta e siete in ritardo per il lavoro. Insieme alla mappa vi verrà mostrata anche la barra delle emissioni, così da farvi rendere conto concretamente quanto inquinamento in meno avete prodotto migliorando il vostro stile di guida, e calcolando anche quanto avete risparmiato in termini monetari evitando di fare più spesso il pieno. L’applicazione sarà gratuita ed uscirà a marzo per iPhone e Android e qualche mese più tardi per i Windows Phone.

D.V.

Inquinamento rogge

03:24 Posted In Edit This 0 Comments »

Questa mattina il GVA presenta al comune annicchese un esposto contro ignoti per l'ennesimo caso di inquinamento di alcune rogge locali.

Il “Gruppo Verde Annicco onlus” in questi giorni è stato più volte interpellato da diversi cittadini, allarmati da un possibile inquinamento della roggia “Muzza”,  nel tratto che fiancheggia la pista ciclabile partendo dalla frazione di Grontorto in direzione Annicco. Appurata la veridicità di queste segnalazioni abbiamo accertato che, nonostante il periodo di siccità, l'acqua nella roggia seppur lentamente scorre liberando nell'aria effluvi maleodoranti. Il colore dell'acqua si presenta visibilmente grigiastro e melmoso, indice di un afflusso anomalo di liquami di natura e provenienza sconosciute.  Facciamo presente a codesta amministrazione la gravità della situazione che nel suo essere interessa, concatenandosi, più d'una roggia, tra le quali: la roggia “Scolatore”, la roggia “Muzza”, la roggia “Conca Somasca” e la roggia “Spinadesca”. Vista la criticità della situazione, il “Gruppo Verde Annicco onlus”, chiede a questa amministrazione comunale di verificare la portata di questo presunto inquinamento, la sua causa, ed eventuali azioni da intraprendere per evitare il loro ripetersi. Azioni  atte a contrastare possibili futuri danni alla salute dei cittadini.

Direttivo GVA