Un albero una vita

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Un mio caro amico mi ha lasciato; succede, è la vita. Mi aveva fatto conoscere la storia di Elzéard Bouffier, un vecchio pastore della Provenza meglio noto come l’uomo che piantava gli alberi, un romanzo di Jean Gnomo. Il mio amico, colpito da quella storia, non si limitava a raccontarla; e, andato in pensione, s’era messo a piantare alberi. Gli alberi non sono di moda: troppo discreti e silenziosi, in questi tempi di urlatori di professione. Eppure sono tanti, anche se non ce ne accorgiamo: ce ne sono circa 12 miliardi in tutta Italia. Ma per fare notizia, devono aspettare che qualche imbecille, per interesse o per gioco, dia loro fuoco. Nessuno, per esempio, si ricorda di piantare un albero per ogni bimbo che nasce. Anche se lo prevede una Legge dello Stato, la Legge 113 del 1992. Il mio caro amico mi ha insegnato che è bello piantare un albero. Perché è bello vederlo crescere, come vedi crescere un figlio. E’ bello sapere che affonda le sue radici in profondità come quando guardi tuo nonno raccontare della sua infanzia. E’ bello sapere che lui sarà lì per te quando vorrai, e non ti abbandonerà, e che sarà ancora lì, quando tu te ne sarai andato. Alberi come il Castagno dei cento cavalli di Sant’Alfeio a Catania, la S’Ozzastra di Lura in Sardegna, la Quercia Vallonea di San Sebastiano a Galatina, le cui fornde danzavano al vento quando Giulio Cesare varcava il Rubicone, quando Francesco d’Assisi fondava il suo ordine e quando l’Italia divenne una nazione. Alberi che stanno lottando per sopravvivere, perché – in questo paese dove la memoria non è di moda, come gli alberi, e dove le radici si buttano come gli avanzi di un fast food – non c’è nessuno che li protegga se non qualche comitato di volenterosi. E mentre tanti trovano una buona ragione per abbattere gli alberi pochi trovano una buona ragione per piantarli. Perché è più facile distruggere che costruire. E invece, come diceva quel mio amico che se ne è andato, bisogna piantare sempre qualche albero nuovo nel nostro giardino. Perché ti ripara dal sole nei giorni di caldo e ti ripara dalla pioggia mentre piove. Il mio amico mi ha insegnato che se vuoi vivere e non sopravvivere devi costruire e non distruggere; anche se oggi non è più di moda. Perché un albero che hai piantato è come un figlio che hai cresciuto. Ed è questo che dà un senso alla vita.

Cipiciani Carlo

La lista nera

05:40 Edit This 0 Comments »




1) Le zone costiere delle Isole Maldive e Kiribati rischiano di essere sommerse a breve a causa dei cambiamenti climatici. I 350 mila abitanti si preparano ad essere ospitati dall’Australia.

2) La produzione di petrolio da sabbie bituminose minaccia in Canada le popolazioni che vivono attorno ai giacimenti, inquinando le falde acquifere e la carne di alce; l’estrazione ha distrutto una regione grande quanto la Florida.

3) L’estrazione di petrolio dal delta del Niger è devastante per gli ecosistemi e le popolazioni residenti, anche per la pratica illegale di bruciare il gas che esce dai pozzi petroliferi insieme al greggio.

4) La produzione di carta da parte della multinazionale APP – che non mette in campo nessuna pratica di sostenibilità – sta portando alla scomparsa delle foreste pluviali dell’Indonesia, uno dei più importanti ecosistemi del pianeta.

5) Terremoto e tsunami in Giappone, provocando l’esplosione del reattore di Fukushima in Giappone hanno costretto allo sgombero di 110 mila persone; 21 mila vivono ancora fuori e centinaia di migliaia di persone sono esposte ai rischi a lungo termine.

6) La marea nera (tra 460 e 800 mila tonnellate di petrolio) della Deepwater Horizon della BP, che per oltre 106 giorni si è riversata nel golfo del Mexico rappresenta il più grave danno ambientale marino della storia USA. Il risarcimento è stabilito in 20 miliardi di dollari. I reali danni sono tutti da valutare.

7) L’onda di cianuro partita il 31 gennaio 2000 dalla miniera d’oro della Esmeralda Exploaration ad Auriol, in Romania, ha ucciso due affluenti del Danubio e punta alla foce del fiume blu, la più grande zona umida d’Europa. La compagnia australiana ha dichiarato fallimento e nessuno ha mai risarcito un solo euro.

8) La multinazionale Chevron-Texaco, durante le operazioni di esplorazione e sfruttamento delle risorse petrolifere nell’area del Lago Agrio in Ecuador, ha inquinato oltre due milioni di ettari, contaminando gravemente la foresta amazzonica. Il reato rimane al momento impunito.

9) La superpetroliera Haven, affondata nel Mar Ligure il 14 aprile 1991 ha provocato la morte di 5 uomini dell’equipaggio e lo sversamento sui fondali marini di 134 mila tonnellate di petrolio. Il risarcimento è stato irrisorio.

10) Il disastro nucleare di Chernobyl del 26 aprile 1986, presso la centrale nucleare Lenin rese necessaria l’evacuazione circa 336 mila persone. Non esistono ancora oggi dati ufficiali e definitivi sui decessi ricollegabili alla tragedia. Non venne accertata alcuna responsabilità penale.

11) Ad Abra Pampa, Argentina del Nord, si trova una montagna formata da 30 mila tonnellate di piombo, proveniente dalle lavorazioni di un impianto chiuso negli anni ’80. L’81% della popolazione infantile della città è esposta ai danni cerebrali derivanti dal piombo; danni non trattabili.

12) Il 3 dicembre 1984 nello stabilimento per la produzione di pesticidi della Union Carbide India Limited, situato a Bophal, si sprigionò una nube tossica di isocianato di metile. La nube uccise oltre 2000 persone e ne avvelenò decine di migliaia. Il risarcimento danni è stato irrisorio.

E’ la lista nera dei peggiori crimini contro la Terra e l’umanità, presentata dalla Supernational Environmental Justice Foundation (Fondazione SEJF) per mostrare che molte delle devastazioni che hanno colpito o stanno colpendo il nostro Pianeta sono impunite.

Alzi la mano chi ne conosceva più di quattro. Però sappiamo tutto dei calli di Brunetta, della palestre della Idem e dei gargarismi di Balotelli.

GVA