Ambiente sotto attacco

11:07 Edit This 0 Comments »




MESSICO - Città del Messico. 04/11/13. Messico, insieme a Brasile, Cambogia, Guatemala e Perù sono i paesi in cui il numero di minacce e attacchi contro i difensori della legge nel settore ambientale sono più alte. A riferirlo la relazione dell'ONU. Un terzo degli attacchi documentati dal relatore speciale dell'ONU parlano di omicidi o tentati omicidi e riguardano il Messico.

Il Centro Messicano di Diritto Ambientale (CEMDA), insieme con la Commissione messicana per la difesa e la promozione dei diritti umani, da anni denunciano e passano le informazioni al relatore speciale per la gravità dei rischi che questo tipo di difensori dei diritti umani può portare in questa area dell'America Latina. Nonostante questo nulla cambia in Messico. Secondo i dati del CEMDA in Messico sono state documentati tra il 2009 e il 2013, più di 50 casi di attacchi contro i difensori dei diritti ambientali, in 17 stati del paese. La maggior parte dei casi sono legati a progetti di sviluppo di data mining (15) e forestali (12). Altri casi riguardano il settore turistico (3 ) immobili (2) infrastrutture ( 5 ), idroelettrico (7) , ed Energetica (7). Al Riguardo sono stati condannati gli atti di violenza e sono stati implementati i meccanismi di protezione degli Stati Interni, ma a quanto pare non basta per difendere l'ambiente e le persone che cercano di salvaguardarlo. La polizia si limita a prendere visione dei reati non ha gli strumenti per opporsi alla nascita di mega strutture, non può difendere il territorio e le risorse naturali.

D. V.

Il veleno è ovunque

10:59 Edit This 0 Comments »




Continua l’impegno di Greenpeace contro la moda e l’alta moda tossica: l’associazione diffonde i dati relativi alla rilevazione di sostanze tossiche e dimostra che anche marchi prestigiosissimi come Versace e Dolce&Gabbana fanno uso di simili sostanze al pari di brand che si dedicano ai capi di ampio consumo.  Questa volta a essere finiti sotto la lente di ingrandimento sono i capi per bambini di 8 famosi brand d’alta moda. Come spiegato in un comunicato:  Sono stati testati 27 prodotti di otto case d’Alta moda; 16 di questi (8 dei quali Made in Italy) sono risultati positivi per una o più delle seguenti sostanze chimiche: nonilfenoli etossilati (NPEs ), ftalati, composti perflorurati e polifluorurati e antimonio. La più alta concentrazione di nonilfenoli è stata rilevata in una delle ballerine Louis Vuitton prodotte in Italia e vendute in Svizzera, mentre la concentrazione più elevata di PFCs in una giacca di Versace. Come fa notare l’associazione la presenza di nonlifenoli etossilati, altrimenti detti NPEs, solleva anche alcune questioni in merito alla bontà dell’etichettatura Made in Italy, sollevando dubbi in merito a un produzione parzialmente extraeuropea. Le sostanze tossiche impiegate nella produzione del vestiario sono vanno inevitabilmente a incidere sull’ambiente nell’area di produzione dei vestiti e possono danneggiare gli organismi viventi nell’ecosistema. La moda storicamente si è dimostrata per lo più sorda alle richieste di una produzione ecosostenibile, ma negli ultimi anni qualcosa sembra stia cambiando. Tuttavia, rilevazioni come quelle di Greenpeace testimoniano che la realtà dei fatti è ancora tristemente “inquinata”.  La settimana della moda di Milano sta per iniziare, e questo genere di analisi cala sull’ambiente a dimostrare ancora una volta che, volendo, si potrebbe fare enormemente di più in termini nel settore dell’abbigliamento per la qualità stessa degli abiti, per la salute dell’ambiente e dei consumatori.

Fonte "Ecologiae"
Daniele V.